Che qualcosa dovesse cambiare dopo un ultimo mese da incubo era lapalissiano. Con pazienza, lavoro e cuore, Stefano Pioli ha passato un mese di inferno (e non perché si tratta della casa del Diavolo) per rimettere i tasselli quasi tutti al proprio posto e riportare il Milan a dominare nel gioco una partita importante come quella contro il Tottenham.
Pazienza e convinzione, le parole principali. La prima, che nasce dalla resilienza nonostante le batoste, i Pioli out, l’incapacità di reazione di una squadra irriconoscibile rispetto a pochi mesi fa. La seconda, perché un grande allenatore è capace di capire il momento, rimescolare le carte, ma senza mai perdere di vista gli obiettivi: dominare, aggredire, vincere.
Al gioco non rinuncio
Il cambio di modulo, allora, tanto necessario quanto (probabilmente) efficace, il 3-4-2-1, porta il Milan ad una difesa massiccia, per ricompattarsi e cercare di subire meno gol possibili, ma non preclude la possibilità di correre, pressare ed imporre il proprio gioco su qualsiasi campo, contro tutto e tutti.
La sfida contro il Tottenham di Antonio Conte, squadra tecnicamente ed atleticamente superiore rispetto a quella rossonera, è forse l’esempio lampante di quanto Pioli – nonostante questo cambio nel sistema di gioco – non voglia assolutamente rinunciare a giocare, appunto, come accaduto nel primo tempo contro l’Inter.
Per spiegare meglio il concetto, prendiamo esempio proprio dalla sfida con gli Spurs. Uno stremato Saelemaekers, nel ruolo di esterno destro di centrocampo lascia il rettangolo, per fare spazio non alla plausibile scelta Calabria, ma a Junior Messias. Esterno per esterno, ma se possibile, il sostituto del belga è addirittura più offensivo. Un aspetto da non sottovalutare, soprattutto perché la scelta sembra diversa rispetto qualche mese fa, dove spesso si ricorreva alla copertura tanto logica quanto sofferente.
Forse gli errori passati (il pari con la Roma, il primo tempo con l’Inter) hanno portato consiglio. Abbassarsi troppo e stravolgere la natura del proprio gioco, può costare caro. Pioli riparte da un altro modulo, ma lo fa senza rinunciare al suo Milan offensivo.