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Napoli-Milan, sfida per lanciarsi verso la gloria: la sofferenza di due popoli in cerca di riscatto

Non siamo nel maggio 1988, eppure Napoli-Milan di questa sera assume un’importanza tale che ricorda vagamente quella sfida tra i partenopei guidati da Maradona e i lombardi guidati da Sacchi. È proprio al San Paolo (oggi rinominato in onore del D10S) che si decide lo scudetto di quell’anno: il 2-3 si rivela decisivo perché la squadra milanese riesce a conquistare l’undicesimo titolo a scapito proprio dei campani (+3 il vantaggio finale).

Era il primo anno del grande Arrigo sulla panchina rossonera e, nonostante le contestazioni iniziali, riuscì a far partire un ciclo difficilmente ripetibile: 8 titoli in 4 stagioni, di cui due furono Coppe dei Campioni. Il mito del Milan degli immortali nacque in quegli anni. A Napoli non se la vivevano certo male: la stagione precedente a quella ’87/’88 erano arrivati scudetto e Coppa Italia, in quella ’88/’89 la prima storica Coppa UEFA e in quella ’89/’90 un altro tricolore. Dalla fine degli anni ’80 non si vedeva una sfida al vertice così entusiasmante con le due squadre protagoniste che, in un modo o nell’altro, sono in cerca di riscatto per i propri popoli.

Napoli-Milan: due popoli in cerca di riscatto

Da un lato ci sono gli azzurri che spesso hanno sfiorato il colpo grosso negli ultimi anni, ma che mai sono riusciti concretamente a mettere le mani sul trofeo finale. Il momento più alto probabilmente arrivò nell’annata ’17/’18, quando solo la trasferta di Firenze impedì alla banda allora allenata da Maurizio Sarri di spezzare l’egemonia bianconera e interrompere il digiuno partenopeo. Nonostante la quota record, i 91 punti garantirono solamente il 2° posto.

I tifosi campani in questi anni non hanno mai nascosto le loro ambizioni, ma hanno sempre avuto la percezione di una squadra mai vincente fino alla fine, fino a maggio. Ora c’è un uomo in missione, calatosi in completa simbiosi con l’ambiente, che vuole sovvertire il destino e regalare una delle gioie più grandi alla città dai tempi di Maradona, a pochi anni dalla sua scomparsa. Avrebbe del filosofico un trionfo al primo anno nello stadio rinominato in memoria di Diego e siccome a Luciano Spalletti piace ripeterlo spesso, chissà che non sia davvero arrivata la sua benedizione.

Dall’altro ci sono i rossoneri che hanno vissuto un decennio di sofferenze per il decadimento della società, passata nelle mani sbagliate. Si è andati anche vicini alla bancarotta, ma il Fondo Elliott ha sostanzialmente salvato il club dall’oblio. C’è un Milan pre-Elliott e un Milan durante e post Elliott. Una spaccatura che si riconosce nella figura di Stefano Pioli, il terzo allenatore rossonero della gestione americana dopo Gattuso e Giampaolo. Il tecnico emiliano, come sappiamo, è riuscito a riportare la squadra ai vertici del calcio italiano e piano piano sta cercando di riportarla anche a quelli del calcio europeo, in collaborazione con il trio Gazidis-Maldini-Massara.

I tifosi rossoneri in questi anni non hanno mai visto i propri beniamini arrivare a questo punto della stagione ancora dentro, molto dentro alla lotta per il titolo. Non sono state stagioni facili, perché non è nel DNA del club lottare per posti in Europa League, ma nemmeno per il quarto che significa Champions League.

Il Milan è altro e la storia lo dimostra. Ma la storia non può essere sempre messa in mezzo, bisogna guardare anche al presente e al futuro, che per questa squadra è più roseo che mai. La vittoria finale sarebbe un sogno, il coronamento di due anni e mezzo di duro lavoro dopo il 5-0 di Bergamo, punto più basso raggiunto negli ultimi tempi. Il riscatto di un popolo con il petto gonfio per la storia passata, ma con gli occhi disillusi per quella recente.

Questa è Napoli-Milan, molto più di una partita di calcio.

Milan-Napoli: Fikayo Tomori e Andrea Petagna (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan-Napoli: Fikayo Tomori e Andrea Petagna (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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