Il 2021 del Milan è iniziato a rilento, forse proprio con il piede sbagliato. Persa la vetta di campionato, usciti dalla Coppa Italia, ma passati agli ottavi in Europa League. Diversi passi falsi e nella maggior parte dei casi in modo netto (vedasi le partite contro Spezia o derby). La squadra di Stefano Pioli aveva abituato bene durante il corso del 2020, prestazioni sempre convincenti, reazioni, identità di gioco chiara.
Un calo probabilmente fisiologico per una squadra che ha iniziato la stagione dopo pochissime settimane da quella precedente. Nelle ultime gare, però, al di là delle prestazioni, un dato è abbastanza preoccupante ed indicativo del momento: 3 gol nelle ultime 4 partite, ma nessuno su azione. Il Milan non segna su azione dalla sfida contro il Crotone dello scorso 7 febbraio.
Il calo fisico dei giocatori
Il primo fattore, già citato, è il calo fisico degli uomini di Stefano Pioli. Un periodo di appannamento che viene sottolineato se si guarda la trequarti: Saelemaekers-Calhanoglu-Rebic. Un trio che, in questo momento, non sta offrendo garanzie sotto porta. Il turco che dovrebbe essere il genio della squadra, colui che inventa giocate, non è più quello di inizio stagione. Tanti errori, anche su passaggi elementari, poca incisività nella metà campo avversaria. Il numero 10 rossonero è rientrato dallo stop forzato causa coronavirus contro il Crotone, match nel quale aveva lanciato segnali positivi. Irriconoscibile contro Spezia, Inter e Stella Rossa: se i rossoneri vogliono tornare a segnare, dell’inventiva di Calhanoglu c’è assoluto bisogno.
Parlando di segnali, anche Ante Rebic ne aveva lanciati contro il Crotone con la doppietta. Da quel momento, però, tra un fastidio fisico e prestazioni deludenti, alcune addirittura irritanti come quella di ieri sera, è parso non pervenuto ed impreciso in fase offensiva. Un momento difficile anche per il croato, così come per il compagno belga sull’altra fascia. Saelemaekers non è stato più lo stesso dopo l’infortunio di inizio anno. L’ultima vera sfida giocata in maniera convincente è stata quella contro la Lazio, il 23 dicembre scorso. 23 dicembre significa due mesi fa: troppo tempo. È forse proprio il numero 56 quel tassello mancante oggi nello scacchiere di Pioli.
E poi c’è un capitolo a parte dedicato a Zlatan Ibrahimovic, il quale ha giocato 20 partite da settembre a oggi: 16 gol realizzati, 11 dei quali nel 2020. Da gennaio in poi, avendo giocato lo stesso numero di partite da settembre a dicembre (10), ha segnato 5 reti. Nell’occhio del ciclone entra anche lui, nonostante sia uno di quelli, lo ha dimostrato anche contro la Stella Rossa, quasi sempre positivi. Discorso diverso per Rafael Leao, che sta vivendo un periodo sulla falsa riga di quello della squadra: calo dopo una prima parte di stagione più che sufficiente.
Il Milan conosciuto dalle avversarie
Lo ha detto lo stesso Pioli, il Milan oggi è conosciuto e studiato alla perfezione dalle squadre. La partita contro lo Spezia è l’emblema del momento: i rossoneri sono stati completamente surclassati sul piano tattico. Un pressing alto che ha portato alla ricerca di continui lanci lunghi, sempre fermati dai liguri. E non solo questo.
Le avversarie ora conoscono anche i meccanismi dei rossoneri, come ad esempio la catena di sinistra, Theo Hernandez-Rebic. Non è più performante, così come con l’alternativa Leao. Le palle lunghe su Ibrahimovic sono sempre più leggibili per i difensori e l’assenza di Bennacer a centrocampo, al di là del sostituto, è un problema per la fase difensiva, ma anche per quella offensiva. Mancano le sue verticalizzazioni, lo smarcamento corretto dei giocatori: al Milan manca il Milan. Quella squadra che ha conseguito record su record di gol nella prima parte di stagione ed ora sembra la brutta copia. Arriva il rush finale, il margine di errore si assottiglia ancor di più e servono i gol, perché come Pioli insegna: meglio fare un gol in più dell’altra squadra.