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Serginho: “Il Milan è la mia seconda famiglia. Sono rimasto stregato da Tonali, per me…”

È la mia seconda famiglia, spero vincano di nuovo lo scudetto. Forse è l’anno buono, vediamo. Sono migliorati in modo netto“, esordisce così Serginho nell’intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Ecco tutte le sue dichiarazioni.

Molti giocatori hanno capito cosa significa giocare lì. Prima vedevo un po’ di tensione, adesso non più. Faccio un esempio: Tonali. Mi ha stregato, merita applausi. Anche Leao eh, ma lui era già un talento di suo, andava solo direzionato nel modo giusto. Sandro si sta prendendo la squadra sulle spalle con personalità e coraggio. È cresciuto fisicamente, nelle scelte, nelle giocate. È il futuro della società. Bravo Pioli“.

Sulle somiglianze tra Tonali e Pirlo: “Per me non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Andrea era un maestro nella gestione, gliela passavi in mezzo a tre avversari e ne usciva in eleganza come nulla fosse. Tonali è diverso, ma resta un fenomeno“.

Sulle somiglianze tra questo Milan ed il suo: “Il senso di appartenenza, e qui è stato bravo Maldini. I giocatori sentono il peso della maglia come lo sentivamo noi, gestiscono questa responsabilità. Ai miei tempi Berlusconi arrivava in elicottero e ci faceva capire cosa significasse indossare quei colori, ora ci sta pensando Paolo“.

Sul primo incontro con Maldini: “Il mio sogno è sempre stato il Milan. In Brasile avevo occhi solo per loro. Quando giocavo nel San Paolo mi cercarono Juventus e Lazio, ma per me esistevano solo i rossoneri. Dissi ‘no grazie’ e scelsi San Siro. La prima persona che ho visto è stata Maldini. Stavo salendo le scale per andare a fare le visite mediche, lui scendeva. Un mito. Ora è ancora così, ha ancora un grande peso nella scelta dei giocatori“.

Su Theo Hernandez: “A sinistra non c’è nessuno come lui. Siamo diversi. Lui ha le sue qualità e io le mie. Qualche idea in comune c’è, ma Theo ha tutt’altro stile: a me piaceva andare sul fondo e crossare, lui entra in area e tira. Si fa metri di campo palla al piede, a me piaceva essere lanciato da Andrea. In comune, però, abbiamo l’aggressività e l’indole offensiva”.

Su Kessie: “Deve pensare più alla carriera che ai soldi. Nel Milan è fondamentale, può guadagnare parecchio anche lì, ma alla fine il bene del club viene prima. Se un giocatore vuole andar via è inutile tenerlo“.

Su Donnarumma e Calhanoglu: “Il Milan viene prima di tutto. Ai miei tempi eravamo una famiglia, con Galliani siamo rimasti amici. Oltre a una connessione estrema con il concetto di vittoria ci divertivamo. Ricordo che durante le trasferte, la sera, restavamo sempre io, Kakà, Cafu, Dida e gli altri a cantare ‘Aquarela do Brasil’ insieme a Galliani“.

Sul fatto che in rosa ci sia solo un brasiliano, Messias: “Mi dispiace molto che da un paio d’anni non ci siano connazionali, a parte Junior e il mio amico Dida come preparatore dei portieri. Se pensi al Milan pensi al Brasile. Ai miei tempi i derby erano contro l’Inter degli argentini e questo ci caricava il doppio. È un peccato“.

Su Paqueta: “In due anni non è riuscito a imporsi, ci può stare. Adattarsi al calcio italiano è difficile. È stato un problema suo, non del Milan“.

Su Shevchenko al Genoa: “Vale molto, può diventare un grande allenatore. E poi ha uno staff di talenti veri: Tassotti, Maldera, Valerio Fiori. Sono felice per lui, quando giocavamo gli ho fatto un milione di assist! Ne ricordo un paio con la Samp: con 5 passaggi arrivavamo in porta, che tempi“.

Serginho
Serginho – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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