È l’alba di una nuova stagione, ma per il Milan sembra già il tramonto. Anche se siamo ancora all’inizio, tutto pare essere stato compromesso. Sono bastati i primi 270’ a far capire che – molto probabilmente – la corsa scudetto non sarà un affare rossonero. Per carità, i campionati sono lunghi, i momenti no ci sono per tutti e soprattutto non si giudica un libro dalla copertina. Tutti luoghi comuni abbastanza utilizzabili anche per il caro e vecchio Milan ma il più delle volte in via Aldo Rossi le aspettative negative si rispettano precise e puntuali. Più che altro per una questione di logica che non pare troppo seguita.
La scelta dell’allenatore, che aveva fatto storcere il naso a tutti già dai primi di giugno, ha rispettato le basse aspettative che c’erano intorno e dopo tre mesi il 90% dei tifosi è pronto a chiedere la testa di Fonseca. Il problema difensivo non è stato risolto, in più il tanto acclamato gioco latita e vive di sprazzi. Tante le scelte discutibili ed ora anche la grana Theo e Leao – che certo, dal canto loro non hanno fatto nulla per rispettare il mister e provare a buttare acqua sul fuoco – a completare l’opera ed a sentenziare che il tecnico non sembra avere in mano lo spogliatoio.
Anzi, lo spogliatoio è più che spaccato. La fotografia, purtroppo, è il famoso cooling break di Roma. Due “contro” tutti. Se la forza del Milan fino a qualche anno fa era il gruppo, adesso non è più neanche quella. Ed è inutile provare a smorzare i toni con dichiarazioni di facciata che sanno anche un po’ di presa in giro.
Il Milan non è stato costruito per vincere lo scudetto
La formazione rossonera si aggrappa a qualche guizzo dei propri top player (si contano sulle dita di una mano) che in queste prime uscite sono apparsi svogliati e con qualche mal di pancia di troppo. Come se non bastasse, la rosa continua ad essere incompleta. Se la formazione titolare – quando esisterà una bozza – può competere quantomeno sulla carta contro tutti, in alcuni reparti sono rimaste delle lacune.
A destra la situazione è abbastanza complessa. Calabria non dà così tante garanzie ed Emerson Royal – anche lui, acquisto criticato dall’inizio alla fine della trattativa – non riesce a colmarle. In mediana non si è capito quale sarà il futuro se a due o a tre. Fofana, Reijnders, Loftus-Cheek, Musah e un Bennacer a mezzo servizio non lasciano dormire proprio sonni tranquilli a livello numerico, forse quella pedina in più sarebbe servita. Anche e soprattutto per le rotazioni.
In attacco il piano A è fallito miseramente. Non facciamo troppi giri di parole, la società ha deciso di non puntare su Zirkzee per mere questioni etiche che possono anche essere apprezzabili ma con l’etica ed il buon costume non si vincono i campionati. Morata un ottimo piano B che ti può aiutare, Abraham una riserva e forse qualcosa in più, ma l’investimento grosso da tempo promesso e decantato ancora una volta è mancato.
E infine, la società, presente/assente a giorni alterni. Comunicazione che lascia un po’ a desiderare, tante dichiarazioni ma pochi fatti. Un velo di mistero sulle vere e perseguibili ambizioni del Milan ancora rimane e tutti i tifosi continuano a chiedersi quale sarà il futuro. Non di certo, almeno stando a quanto visto e percepito, lo scudetto. No, già dai primi di settembre possiamo dichiarare che il Milan non è stato costruito per vincere il campionato. Poi, come sempre, ai posteri l’ardua sentenza, ma la scalata sarà la più difficile di sempre.