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Baresi: “Milan, il calo è più mentale che fisico. Domani servono convinzione e determinazione e se…”

Franco Baresi ha concesso una lunga intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport alla vigilia dell’importantissima sfida di San Siro tra Milan e Napoli. Lo storico capitano rossonero racconta il match, tra aneddoti del passato e opinioni sul presente.

Sul Milan che rubò la vetta al Napoli nel 1988: “Fu una vera impresa. E devo dire che, pur con tutti i debiti paragoni, la partita di domenica mi riporta proprio a quegli anni. Anche questa in fondo è una sfida d’alta classifica. Quello fu un periodo straordinario per noi e per loro, ma in realtà fra Milan e Napoli sono sempre state grandi sfide. La vittoria di allora ci lanciò alla conquista dello scudetto“.

Un ricordo di quella partita: “Ricordo soprattutto la vigilia, molto attesa a Napoli. Maradona caricò l’ambiente e la città dicendo che non avrebbe voluto vedere nemmeno una bandiera rossonera. Ma noi arrivammo là convinti di poter fare l’impresa. Stavamo bene, sapevamo che loro non erano nelle condizioni migliori e che avremmo potuto approfittarne. Avevamo condizione fisica, entusiasmo e forza: meritammo di vincere e infatti ci fu anche l’applauso da parte del San Paolo. Un gesto di grande sportività che ci riempì di orgoglio e ci dimostrò molto rispetto Non sono cose che capitano tutti i giorni. Quel campionato fu una cavalcata che credevamo fosse possibile, ci abbiamo sempre creduto perché ci accorgevamo di crescere partita dopo partita“.

E continua: “Quel Milan andava forte al di là del capitano. Ero fiero di ciò che facevamo e orgoglioso di ciò che di particolare stavamo allestendo. Stavamo dando vita a un calcio nuovo in Italia, facendo cose diverse e particolari. E così demmo il via a una cavalcata di trionfi“.

Su cosa significava affrontare Maradona: “Semplice: non dormivi tranquillo la sera prima. Prima di andare a letto ci pensavi e sapevi di dover fare la partita perfetta. Sapevamo anche che occorreva essere il più possibile in superiorità numerica, perché i duelli li vinceva lui. Occorreva organizzazione, pressing ed essere in due-tre a occuparsene perché trovava sempre la giocata vincente. Avevano attaccanti straordinari. Careca per esempio era un giocatore incredibile. Tecnico, rapido, un super calciatore“.

Sull’ammonizione che gli costò il match contro la Juventus: “Fu una semplice ammonizione di gioco e poi per fortuna andò tutto bene. Pareggiammo con la Juve e a Como all’ultimo atto finì come tutti speravamo“.

Su Milan-Napoli: “Iniziamo col dire che parliamo di due squadre che praticano un calcio bello, che cercano sempre il gol e di giocare bene a pallone. Detto questo, una nostra vittoria li manderebbe a 6 punti e sarebbe un colpo importante. Però a differenza dell’88 ora ci sono tante squadre in pochi punti. Quindi dico solo che il Milan ci deve credere e giocare come nell’ultimo periodo. Sono state sbagliate magari un paio di partite, ma abbiamo dimostrato di essere competitivi e ambiziosi“.

Sulla sfida casalinga contro l’Atletico: “Caspita, fu una prestazione straordinaria per intensità e grande attenzione. Giocando così metteremmo in difficoltà chiunque. Non avremmo mai perso senza alcuni episodi negativi“.

Sulla sfida tra Milan e Napoli rimaneggiate dagli infortuni: “Un vero peccato. Ma entrambe le squadre hanno una rosa importante. Noi siamo competitivi al di là degli infortuni e occorre pensare solo positivo. San Siro ci darà quella carica in più che il Napoli non avrà“.

Sull’infortunio di Kjaer: “Simon stava garantendo un grande rendimento, ma non mi fossilizzerei sui singoli. La squadra è all’altezza a prescindere per fare una grande partita. Di base c’è un gruppo che è chiamato a fare il suo gioco con convinzione e determinazione. Pensare a chi non c’è, è un concetto che non mi piace“.

Sul fatto che si giochi troppo: “In effetti nel calcio di oggi si gioca tanto e quindi bisogna essere bravi a gestire. Noi però quest’anno abbiamo una rosa più importante dello scorso, e occorre anche pensare che se stai in un grande club è normale giocare di più“.

Sul rinnovo di Pioli: “Ha meritato questa riconoscenza da parte del club per quanto ha fatto, trasmesso, per come ha coinvolto i giocatori e per come ha emozionato la gente. San Siro è diventato uno stadio entusiasta grazie al calcio coraggioso dell’allenatore“.

Su Ibrahimovic: “Lui continua a stupire a 40 anni, io ho dovuto smettere a 37 perché non ce la facevo più. Zlatan ha un altro fisico. Il suo grande merito è che riesce a continuare a trovare stimoli“.

Sulla corsa a 4 per lo scudetto: “Le altre sono un po’ in ritardo, ma c’è ancora possibilità di rientrare. Mi riferisco soprattutto alla Juve: mai darla per morta“.

Sulla rosa attuale rossonera: “La rosa è importante per poter ambire al massimo. Siamo il Milan, con ambizioni da Milan“.

Sull’eliminazione dalla Champions: “Non credo che questa eliminazione sia così giusta. Sapevamo di avere un girone duro con avversari di grande livello. Noi ci siamo arrivati con grande entusiasmo, giocando alcune partite all’altezza, alla pari e a volte anche meglio dell’avversario. Altre volte invece ci siamo espressi peggio, ci è mancata un po’ di malizia in qualche occasione, ma abbiamo fatto una buona figura e ci servirà per il futuro“.

Sul momento difficile: “Qualcosa che ci sta, vedo un calo mentale più che fisico. Domenica torniamo a giocare in casa e lo faremo con la convinzione e determinazione che ci caratterizzano“.

Franco Baresi
Milan: Franco Baresi – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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