Centottanta minuti al termine del campionato. Milan primo in classifica a +2 sull’Inter. Se ce lo avessero detto anche solo un anno e mezzo fa nessuno ci avrebbe scommesso un euro. Eppure il Milan il primato ha dimostrato di meritarlo ma soprattutto ha dimostrato di non soffrire di vertigini dopo le annate che hanno visto i rossoneri collezionare sesti e settimi posti come se piovesse.
Come ribadito da tanti – forse anche troppi – il Milan non è la squadra più forte ma è la più…squadra. Non i migliori singoli, non il miglior attacco, non la miglior difesa (i numeri dicono altro però), ma sicuramente il miglior gruppo. Compatto, coeso, unito. Capitanato da un signore che a 40 anni suonati ha ancora fame e voglia di vincere.
Mister carisma. Mister mentalità. Zlatan Ibrahimovic lo conosciamo tutti ma abbiamo imparato a conoscerlo ancora di più in questi due anni di Milan. Un Ibrahimovic protagonista più fuori che dentro il campo visti gli acciacchi dell’età e i problemi fisici che lo tormentano. Ma anche (e soprattutto) da fuori il suo apporto si fa sentire.
Era il 2020 quando il mondo cambiava. In tutti i sensi. E anche il mondo Milan. Zlatan sbarcava nuovamente a Milano. Dieci anni dopo. Il Milan lottava per gli ultimi posti in Europa (League, non Champions) ma è bastata una ventata di zlatanismo per pensare già allo scudetto. Lui il primo. In tempi non sospetti infatti dichiarò che se fosse arrivato a inizio stagione il Milan avrebbe vinto il campionato. Tutti lo presero per pazzo. Quasi.
UN MIX PERFETTO
Questione di mentalità. Quella mentalità vincente che i più esperti hanno tramandato ai più giovani. È tutto qui il segreto del gruppo di Pioli. Un mix tra gioventù e spensieratezza ed esperienza e pragmatismo.
Non a caso le ultime due vittorie contro Lazio e Verona, dopo una disfatta in Coppa Italia, sono arrivate in rimonta e con carattere più che altre cose. L’iniziale svantaggio sia all’Olimpico che al Bentegodi poteva tagliare le gambe a chiunque, anche al Milan di qualche anno fa. Ma non a questo. La voglia di andare a riprendersi la partita è stata più forte di tutto. L’approccio al secondo tempo (due dei cinque gol fatti sono arrivati ad inizio ripresa) fa capire la maturazione di una squadra che, parola di Pioli, “sa stare dentro alle partite”.
“Del Milan si ricordano i giocatori che hanno vinto gli scudetti e le Champions. Se vogliamo che si ricordino di noi, abbiamo queste ultime partite per farci ricordare”, questo il discorso motivazionale fatto da Zlatan alla squadra che dovrà servire a far raggiungere un obiettivo inimmaginabile fino a due anni fa ma che oggi appare sempre più vicino.