Sarà la stagione di Rafael Leao. Quante volte lo abbiamo detto, pensato o sperato? Il talento portoghese, arrivato ragazzino e diventato uomo sotto i riflettori, non si è mai davvero consacrato. Il suo cammino era in costante ascesa, almeno fino allo scudetto con il Milan nel 2022, reso possibile anche dalle sue galoppate, dagli assist e da gol decisivi — come quelli contro Fiorentina e Atalanta a San Siro. Da quel momento, però, la traiettoria sembra essersi smarrita: come se non ci fosse più margine di crescita o — peggio — come se quel titolo avesse sedato una fame che, in passato, gli aveva permesso di spingersi oltre.
Il rapporto di Leao con il Milan ha sempre avuto qualcosa di singolare. Un talento evidente, confermato in parte dai numeri — 71 gol e 62 assist con il club — e in parte smentito dalla discontinuità. Ma i numeri da soli non bastano, non quando il talento è così grande e i trofei sollevati si contano sulle dita di una mano.
Le critiche
E ora? All’alba della sua settima stagione in rossonero, le difficoltà sono riaffiorate, forse ancor prima del previsto. Tutto è partito dalla sfortuna: un problema al polpaccio che lo ha tenuto lontano per quaranta giorni. Il rientro è stato frastornante: due spezzoni — uno col Napoli, uno con la Juventus — e due occasioni sprecate sotto porta (la prima più grave della seconda). La sensazione è che Rafa non abbia ancora riannodato completamente testa e corpo nel sacrificio per questa causa.
Oggi è stata la giornata delle critiche, arrivate puntuali. Dalla sfuriata di Allegri negli spogliatoi dopo Juventus–Milan, raccontata dalla Gazzetta, alle parole di Rabiot: “È un giocatore che ha potenzialità, ma a 26 anni non sei più giovane. Alla sua età non c’è più tempo da perdere. Il tempo passa veloce. Sarebbe un peccato che rimanesse solo un potenziale grande giocatore. Spero si renda conto di avere i mezzi per poter competere con i più forti. Leao deve chiedersi dove vuole arrivare o se si accontenta così, oppure se il suo obiettivo è di diventare quello che può essere”.
L’ora della svolta
Parole dure, forse ancora più pesanti perché pronunciate da un compagno, ma con l’intento evidente di scuotere Leao una volta per tutte. Tralasciando le stagioni passate, i settanta minuti giocati finora non bastano a leggere il futuro: sarebbe prematuro giudicare l’annata del portoghese solo su questi spezzoni.
Questa è un’annata ancora da scrivere, Rafa. E adesso ti parlo a tu per tu: è l’ora della svolta, proprio adesso che hai il mondo contro.


