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Il Milan e l’atavico problema di non chiudere le partite. Ora Dinamo e Napoli: servirà gestire al meglio le forze

Vedendo come era finito il primo tempo di Marassi, probabilmente i tifosi del Milan non si sarebbero aspettati di vivere un sabato sera di grande tensione davanti la tv (o allo stadio per chi era presente). L’espulsione-lampo di Rafael Leao – nata da un primo giallo estremamente fiscale da parte del signor Fabbri, un arbitro che ha la capacità di scontentare praticamente tutti quando dirige un match – ha fatto sì che una Sampdoria fino ad allora timida e facilmente resa inoffensiva, al netto dell’estemporanea traversa di Djuricic, si ridestasse, trovasse il pareggio con lo stesso ex Sassuolo, e provasse addirittura a vincerla, prima che Giroud trasformasse il netto rigore “assegnato” dal VAR per il fallo di mano di Villar. Insomma, il match di ventiquattro ore fa ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, che il Milan sta imparando a fare risultato in tanti modi. Non solo brillando, come avviene nella maggior parte dei casi, ma anche col coltello tra i denti e chiudendosi a difesa della sua area quando serve. In Champions contro il Salisburgo ha recuperato il risultato soffrendo e con la Doria ha vinto in dieci segnando il 2-1 nel momento in cui rischiava invece di cadere.

Milan, sai vincere anche i match “sporchi”. Ma devi chiudere le partite

E’ un buon segno per i rossoneri? Sì, perchè significa saper essere anche sporchi e cattivi. Il Milan è squadra, lo ha dimostrato in una partita che dopo il pari di Djuricic era cambiata
completamente. Ha saputo reagire alla grande agli episodi contrari del match, ma una situazione come quella di Marassi riapre giocoforza le discussioni sulla necessità che il Milan impari a chiudere le partite. Con maggiore cattiveria sotto porta, infatti, il Diavolo avrebbe chiuso il primo tempo con un vantaggio più ampio, in modo poi da poter poi gestire le forze e far riposare qualcuno in vista delle prossime, complicate, partite. Insomma, in questo momento una ripresa di gestione e possesso palla a ritmi meno sostenuti sarebbe stato utilissimo, anche perchè molti giocatori paiono in riserva. Purtroppo, quello di non riuscire a concretizzare al massimo la mole di gioco prodotta è un difetto che il Diavolo si porta dietro già dallo scorso campionato, e lo si era visto evidente già dopo il 3-1 nel derby di settimana scorsa.

Pioli come gestirà le forze là davanti?

Adesso, qualche infortunio nel reparto offensivo, e le fatiche dei tanti match ravvicinati, impongono a Stefano Pioli una certa ponderazione nelle scelte di formazione da compiere nei prossimi sette giorni, quando il Milan affronterà prima la Dinamo Zagabria, in una gara di Champions da vincere assolutamente, e poi il Napoli nel big match tra capoliste della Serie A. Vedremo soprattutto se il tecnico emiliano deciderà mercoledì di rischiare ancora Olivier Giroud. Il francese avrebbe dovuto riposare già due settimane fa a Reggio Emilia contro il Sassuolo, ma il primo stop di Origi lo aveva rimesso in campo. Ieri è successo lo stesso: era destinato ad un’iniziale panchina per recuperare in vista dei due match suddetti, ed invece è rimasto in campo per tutti gli oltre cento minuti di partita. Certo, con Rebic e Origi ancora ai box, le soluzioni a disposizione di Pioli non sono molte: De Ketelaere falso nueve con Diaz o Adli alle spalle o Leao punta. Questione di equilibri e ponderazione, per un’altra settimana di fuoco all’orizzonte…

Twitter: @Juan__DAv

Milan: Olivier Giroud, Sandro Tonali, Alexis Saelemaekers, Ismael Bennacer, Tommaso Pobega (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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