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Da Bonucci a Donnarumma e Calhanoglu. La filosofia del Milan non si svende con buona pace di Materazzi

Negli ultimi giorni sono tornati alla mente vecchi discorsi, ex calciatori, i cui addii si sono incrociati con una crescita costante affiancata da una filosofia virtuosa che ha portato anche ad un miglioramento esponenziale anno dopo anno. Discorso spiegato benissimo dal CEO dei rossoneri Ivan Gazidis che è stato uno degli artefici del miracolo Milan e di tutto quello che è accaduto in questi ultimi anni. Quando a Milano arrivarono i Singer, infatti, il Diavolo versava in una situazione drammatica ed era sull’orlo del fallimento. Giocatori strapagati, ingaggi pesantissimi, debiti gravi e passivo di bilancio record. Nell’estate del 2018 il punto più basso. Il Milan viene escluso dall’Europa League per non aver rispettato le norme del fair play finanziario e i cinesi che non riescono a restituire il prestito ad Elliott. I Singer prendono in mano la società e, dopo un anno in cui le cose non migliorano, cominciano ad adottare una filosofia chiara e precisa. Ringiovanimento della rosa, abbassamento sostanziale del monte ingaggi e scommessa su brand, sponsor e nuovi investitori che possano far rifiatare le casse dissanguate del club. Per riuscire a far fede a quest’ultimo punto, nel dicembre 2018 arriva Ivan Gazidis dopo la sua esperienza all’Arsenal. Il sudafricano svolge il suo lavoro al meglio e in meno di quattro anni triplica le entrate derivanti da sponsor del club. Nella sua lunga intervista “Espn Uk”, Gazidis è stato molto chiaro.

Le parole di Gazidis e il cambio vincente di filosofia

Milan: Paolo Scaroni, Ivan Gazidis - MilanPress, robe dell'altro diavolo
Milan: Paolo Scaroni, Ivan Gazidis – MilanPress, robe dell’altro diavolo

Ha ricordato delle difficoltà economiche in cui versava il club, al momento del suo arrivo e di quello dei Singer, di quanto erano alte le spese e di come si doveva cambiar filosofia per cambiare marcia. Per rendere meglio l’idea della situazione, l’ad rossonero ha parlato di contratti pesanti e onerosi, soprattutto in base all’apporto poi dato in campo da questi giocatori. E le due cose quasi mai andavano di pari passo. Ha così fatto i nomi di Leonardo Bonucci e Gigio Donnarumma, giusto per fare due esempi. In questi anni, a parte la breve parentesi Zlatan Ibrahimovic, in effetti, sono stati proprio il portiere ed il difensore italiano a ricevere gli stipendi più alti, tra i calciatori, pagati dal club. Come ha ricordato Gazidis, però, ingaggi onerosi che non erano ripagati dai risultati della squadra. Non è un caso, quindi, che la nuova filosofia elliottiana, sposata e interpretata alla grande da Gazidis, Maldini e Massara, ha portato ad un aumento dei ricavi, una diminuzione drastica del passivo a bilancio, un sostanziale abbassamento del monte ingaggi e i risultati in campo, culminati con il ritorno in Champions e con lo splendido scudetto della scorsa stagione. Il Milan ormai è un esempio da seguire e lo è anche sulla scelta di calciatori e monte ingaggi, ma soprattutto ha rimesso senso d’appartenenza e dna al centro del progetto, facendo capire che un giocatore deve meritarsi di diventare e restare rossonero, altrimenti le strade possono dividersi senza problemi.

Filosofia vincente anche senza Calha. Eppure Materazzi…

Hakan Calhanoglu
Hakan Calhanoglu – MilanPress, robe dell’altro diavolo

E, se succede questo, nelle ultime stagioni il Milan, con la sua nuova filosofia, ha dimostrato che si può fare a meno di chiunque senza avere contraccolpi in campo. Anzi. Da Bonucci, tornando indietro al 2018, a Donnarumma, a cui il Milan ha dovuto rinunciare, liberandosi di un ingaggio pesantissimo e migliorando il rendimento tra i pali con l’arrivo di Mike Maignan, diventato uno dei più forti interpreti del suo ruolo al Mondo e idolo indiscusso della tifoseria milanista. Perché il Milan si deve meritare, aldilà del conto in banca. Così come ha fatto Sandro Tonali nella sua breve, fin qui, storia rossonera. Così, invece, come non ha fatto Hakan Calhanoglu che è passato all’Inter per mezzo milione di euro in più all’anno, ma non migliorando la posizione in classifica e restando a bocca asciutta alla voce “scudetti vinti”. Con buona pace di Marco Materazzi che, forse, non avendo ancora capito come funziona la filosofia vincente della prima squadra di Milano, o probabilemte semplicemente ignorandola (come fa la volpe con l’uva), ha rilasciato dichiarazioni alquanto bizzarre sul turco e sul favore che il Milan avrebbe fatto ai cugini. Eppure lo scudetto, caro Marco, è appena passato sotto l’altra sponda del Naviglio.

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