L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport dedica un lungo approfondimento a mister Stefano Pioli, nell’ambito della lotta scudetto che sta mettendo di fronte il suo Milan e l’Inter. Secondo la Rosea, il Diavolo può guardare con fiducia al prossimo ostacolo: il ritmo giusto lo ha preso da tempi non sospetti, la sua scalata dura da due anni esatti. Salire ancora si può perché è nella logica del percorso fatto dai rossoneri fin qui. E poter amministrare il vantaggio virtuale negli scontri diretti con l’Inter è un’opzione non da poco: il Milan che ha imparato a gestire le partite ora può gestire in classifica, anche un pareggio permetterebbe ai diavoli di tornare davanti alla fine di questo turno.
Il 7 maggio di due anni fa è stata una giornata a suo modo memorabile: Pioli e i suoi si ritrovarono per la prima volta dopo 60 giorni di stop forzato e sedute virtuali, effetti immediati della pandemia, e dalla bolla del primo lockdown sbocciò il Milan d’alta quota. Due anni e 85 partite dopo, tra i tecnici attualmente in Serie A, nessuno ha una media
punti come quella di Pioli dalla ripresa dopo il primo lockdown a oggi. Il milanista comanda con 2,19 punti a partita, davanti a Spalletti e Allegri, “new entry” di questa stagione; Inzaghi è a 1,88, Gasperini a 1,87 e Sarri a 1,68.
Il vero salto di qualità, prima ancora che nel gioco, quel Milan lo aveva fatto di fronte ad avversarie che fino a poco tempo prima erano diventate“ingiocabili”. Tra giugno e luglio del 2020, Ibra e gli altri s’imposero su Roma, Lazio e Juventus, pareggiando con Napoli e Atalanta. Una vocazione rimasta intatta in questi due anni, anzi perfezionata: se il Diavolo di oggi vola alto è anche perché ha saputo colpire negli scontri diretti. Il gusto per la costruzione dei risultati attraverso un calcio sempre propositivo è l’altra prerogativa mantenuta durante la scalata, anche se l’esperienza ha portato a qualche correttivo: quando la capacità realizzativa è calata, il Milan ha trovato il cinismo, oltre che una difesa solidissima.
In due anni il Milan ha sopperito al gap con le più forti lavorando di squadra: in questa A, come in quella passata, sono andati a segno 16 giocatori diversi, ma è grazie agli acuti dei singoli che ha accelerato. Ibra, Giroud, ma soprattutto il “nuovo” Leao: nel Milan di due anni fa Rafa era un comprimario, oggi è l’uomo in più che decide quando gli altri si inceppano. A lui Pioli si affiderà per sbancare il Bentegodi e allungare la striscia di imbattibilità a 14 partite.