HomeIn evidenzaL'ennesima lezione di Pioli a Mourinho, zittito in campo e fuori

L’ennesima lezione di Pioli a Mourinho, zittito in campo e fuori

Una prova di forza, di superiorità. Il Milan che vince a Roma e chiude il primo mini scorcio di campionato a punteggio pieno si porta appresso una potente dose di autostima andando a fare bottino pieno all’Olimpico giallorosso per la seconda volta negli ultimi tre anni. 1-2 come nella stagione 21-22, stesso punteggio e stesso copione: da un lato una squadra propositiva che crea gioco, dall’altra una formazione che pensa più a buttarla in caciara che a ad altro. Nulla di cui stupirsi, fa parte del Josè Mourinho style, la filosofia del “noi contro tutti” che a Roma sembra aver attecchito benissimo ma che non può nascondere le tante mancanze dei giallorossi.

Mourinho, un copione ormai noioso

Proteste veementi a ogni minimo contatto, mezze provocazioni, pressioni sull’arbitro costantemente accerchiato e una costante aura di vittimismo: questo il menu servito al Milan ad ogni trasferta contro la Roma dello Special One, che di Special ormai ha ben poco. Del Mourinho di qualche anno fa è rimasto ben poco, ad esempio le continue lamentele nei confronti dell’arbitro. Anche ieri il portoghese – assente ai microfoni nel post partita – ha avuto da ridire dopo il rigore (sacrosanto) concesso ai rossoneri, scatenando il solito clima polemico respinto però al mittente da Pioli prima e da Giroud poco dopo.

Roma-Milan: Olivier Giroud, Davide Calabria (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Roma-Milan: Olivier Giroud, Davide Calabria (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

La superiorità del Milan e i limiti di Mou

Mourinho è stato prima zittito platealmente dal tecnico rossonero e poi schernito dal francese, che al momento del cambio gli ha rivolto la “L” di loser. Gesto non elegantissimo, ma quasi liberatorio verso un avversario che da tre anni sembra pensare molto più alle proteste che al calcio. Tentativo goffo di nascondere i limiti di una squadra spinta dalla carica nervosa per supplire a carenze tecniche e tattiche evidenti: se nei primi 45 minuti Mike Maignan non ha mai toccato il pallone con le mani forse è il caso di fare riflessioni più profonde, sbraitare meno e magari – una volta tanto – di imparare a riconoscere i meriti dell’avversario.

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