C’è qualcosa di profondamente frustrante nel guardare il Milan di oggi. Un Milan che, sulla carta, ha tutto: talento, profondità, un allenatore esperto e una tradizione vincente che dovrebbe instillare un senso di responsabilità in chiunque indossi quella maglia. Eppure, sul campo, ciò che spesso vediamo è un’enigmatica alternanza tra prestazioni scintillanti e crolli inspiegabili, una squadra che, pur avendo tutti i mezzi per imporsi, sembra troppo spesso mancare di concentrazione e mordente.
La leggerezza che costa caro
La parola che torna in mente osservando il Milan di oggi è “leggerezza”, ma non quella intesa come virtù di stile. Si tratta di una leggerezza mentale che emerge nei momenti più critici, quando serve determinazione, quando bisogna stringere i denti. È un Milan che entra in campo con un atteggiamento talvolta troppo rilassato, quasi superficiale, che si riflette in una mancanza di attenzione nei dettagli.
Un esempio lampante sono le prestazioni contro squadre inferiori sulla carta. Quante volte abbiamo visto i rossoneri sottovalutare l’avversario, regalando punti preziosi? Troppi gol concessi per errori banali, troppe occasioni sciupate davanti alla porta, troppe partite affrontate come se la vittoria fosse garantita solo per il blasone. Poi, come un lampo in mezzo al nulla, le vittorie contro Inter e Real Madrid, scintillanti e ben orchestrate. Ora l’ultimo successo, rotondo e concreto, contro l’Empoli. E domani?
L’incostanza che frena l’ambizione
È difficile non chiedersi: dov’è la continuità? Una squadra che punta a competere su più fronti, dalla Serie A alla Champions League, non può permettersi questi sbalzi di rendimento. Un giorno il Milan è capace di dominare squadre blasonate, offrendo una prestazione tatticamente impeccabile e atleticamente ineccepibile. Il giorno dopo, però, sembra dimenticare i fondamenti del gioco, smarrendo compattezza, grinta e identità.
Questa incostanza non è solo un problema tecnico o tattico, ma anche e soprattutto psicologico. La mancanza di concentrazione è palese, e si riflette in una difficoltà nel gestire le situazioni di pressione. Sembra che la squadra non abbia ancora imparato a convivere con le aspettative di grandezza che inevitabilmente accompagnano un club come il Milan.
La responsabilità di Fonseca
Paulo Fonseca si trova ora di fronte a un bivio. Se da un lato è giusto riconoscere il suo lavoro, dall’altro non si può ignorare che il Milan attuale è il risultato di precise scelte tecniche e di gestione.
La domanda è legittima: Fonseca sta davvero riuscendo a tirare fuori il massimo da questo gruppo? È sufficiente affidarsi alle individualità o serve qualcosa di più strutturato e incisivo per evitare quei cali di tensione che stanno compromettendo la stagione? Una squadra di questa caratura non può vivere di fiammate, ma deve trovare un equilibrio che le consenta di essere costantemente competitiva.
Un problema di leadership?
Un altro punto dolente riguarda la leadership. Chi sono i veri leader di questo Milan? Leao, Theo Hernandez e Morata sono giocatori esperti, ma sembrano mancare quelle voci forti capaci di tenere alta la concentrazione per 90 minuti e oltre. Quando le cose si complicano, il Milan di oggi sembra troppo spesso un collettivo di individualità scollegate, piuttosto che un gruppo coeso con un chiaro piano comune.
La rabbia del tifoso
Ed è qui che il tifoso rossonero si arrabbia. Non è la sconfitta di per sé a far male: il calcio è fatto di alti e bassi, e perdere contro un avversario più forte può capitare. È la sensazione che questa squadra non stia sempre dando tutto ciò che può, che manchi quell’intensità e quella fame che hanno sempre caratterizzato il DNA milanista.
I tifosi non chiedono l’impossibile. Vogliono vedere una squadra che combatta, che rispetti il proprio nome e la propria storia, che metta in campo la stessa passione che loro portano sugli spalti. Come fatto contro l’Empoli. Quella maglia a strisce rosse e nere è un simbolo, e vederla indossata con leggerezza è un affronto che non può essere accettato.
La necessità di una svolta (che parta proprio dalla sfida contro l’Empoli)
Questo Milan può fare di meglio. Deve fare di meglio. La squadra ha il potenziale per competere ai massimi livelli, ma serve una scossa, un cambio di mentalità che parta dal campo e arrivi fino alla panchina. Non c’è più tempo per gli alibi. Serve concentrazione, determinazione, e un ritorno ai fondamentali: lavoro, sacrificio e rispetto per ogni singola partita.
I tifosi sono pronti a sostenere la squadra, come sempre. Ma è ora che anche il Milan risponda con la stessa intensità, tornando a essere una squadra che fa innamorare, non una che fa arrabbiare.