Dodici gol in trentaquattro partite di campionato. A cui aggiungere le tre reti tra Champions League ed Europa League, per un totale di 15 marcature in 48 presenze stagionali. Nella poco gloriosa stagione 2023-24 del Milan c’è una nota lieta, lietissima: è americana, di origini croate, e si chiama Christian Pulisic. Forse il miglior giocatore rossonero dell’anno, di sicuro il nuovo acquisto che ha reso meglio alla corte di Stefano Pioli.
Christian Pulisic sulle orme di Kakà
Con la doppietta al Cagliari, Capitan America si è preso il lusso di “superare” una leggenda come Kakà: era dal 2005-06 che un centrocampista/trequartista (in ogni caso un non attaccante) non superava i 10 gol in Seria A con la maglia del Milan esclusi i rigori. Quell’anno il 22 rossonero ne realizzò 14, di cui 11 su azione e gli altri tre dal dischetto. Da allora nessuno era riuscito a pareggiare il primato, fino a ieri. I due gol ai sardi, in un San Siro ancora una volta silenzioso per civile protesta, certificano quella che per lo statunitense è la miglior stagione in carriera, sicuramente in termini numerici: mai si era spinto oltre gli 11 centri, quelli dell’annata di debutto al Chelsea.
La miglior stagione di Pulisic
L’impatto con il campionato italiano è stato ottimo, ma d’altronde sulle qualità tecniche di Pulisic c’erano ben pochi dubbi. Le vere incognite erano più che altro fisiche, visto che negli anni aveva palesato più di un acciacco che ne avevano minato il rendimento soprattutto in Inghilterra, dove dopo un ottimo inizio si era lentamente eclissato, non aiutato dal marasma in casa Blues tutt’ora in corso. Al Milan ha ritrovato continuità, è stato incredibilmente tra i pochissimi a non essere colpito dalla scure degli infortuni e ha segnato con una regolarità mai avuta prima.
Desaparecido nei big match
Ma anche nella stagione di Pulisic si nasconde qualche ombra. Andando a sviscerare i suoi numeri, si scopre che soltanto due dei dodici gol sono stati realizzati a squadre che occupano le prime otto posizioni della classifica: la rete all’esordio assoluto contro il Bologna e quella contro la Lazio a San Siro. Nei big match, sia di campionato che di coppa, il numero 11 è stato quasi sempre evanescente. Male nei derby, impalpabile nel doppio confronto con la Juventus, insufficiente in Champions (dove ha segnato nella trasferta di Newcastle a qualificazione ormai compromessa), sparito nel doppio confronto di Europa League contro la Roma.
Pulisic, manca la personalità?
Sia chiaro, l’aver toppato le partite cruciali della stagione non è stata una prerogativa dello statunitense. Difficile trovare qualche milanista da salvare nei momenti topici e decisivi di un’annata dal sapore amaro. Ma da Pulisic, così come da ogni grande giocatore, ci si aspetta quel quid in più, quel carisma da trascinatore tecnico che il capitano della nazionale Usa non ha saputo dimostrare né a Milano né nelle sue precedenti avventure a Dortmund e a Londra. Ecco perché da Christian Pulisic si deve pretendere ancora di più: la speranza di un Milan di nuovo vincente passano da giocatori della sua classe, a cui va abbinata una personalità che è tutta da dimostrare.