Da due anni a questa parte, in chiave calciomercato in uscita, nel bene o nel male qualcosa effettivamente non è andato secondo i piani principali, soprattutto per quanto concerne quegli addii – dolorosi o meno – dei calciatori che hanno deciso di non prolungare il proprio percorso, cercando fortuna lontano dalla San Siro rossonera. Gli ultimi, in ordine cronologico, sono Donnarumma, Calhanoglu, Kessie e Romagnoli, al netto di quanto poi il Milan, dalla sua parte, abbia deciso di lasciarli andare proseguendo sulla propria strada, con la sua politica in merito agli ingaggi.
Il Milan che rinnova
Eppure, per quanto questo sia un argomento delicato, che prima dello scorso campionato metteva il Milan con le spalle al muro come se avesse fallito nelle scelte – le stesse scelte che alla fine hanno dato ragione ai rossoneri vincitore del tricolore – il club ha silenziosamente cominciato un percorso di rinnovi, per dare continuità al progetto, ma anche per scacciare via quelle voci e quei tabù che legano il Milan agli addii a parametro zero.
E allora, dalla fine della scorsa stagione in avanti, sotto con i rinnovi importanti: Calabria (2025), Gabbia (2026), Theo Hernandez (2026), Kjaer (2024), Saelemaekers (2026), Pobega (2027) ed Ibrahimovic (2023). Con Fikayo Tomori quasi in chiusura. Giovani, grandi, quel mix perfetto di uomini e giocatori che hanno permesso al gruppo di Pioli di crescere in così poco tempo fino a vincere. Pioli, appunto, che ha rinnovato il proprio contratto prima di Maldini e Massara, altre figure fondamentali per il progetto e la crescita del club. Il prossimo step riguarda quei rinnovi a cui il Milan lavora, sotto traccia, quelli di Kalulu, Tonali, Bennacer e Leao.
La versione di questi ultimi anni, e nonostante il tricolore sul petto, è quella di un Milan silenzioso. Tanto silenzioso quanto consapevole di cosa serva davvero per sistemare i tasselli mancanti e continuare a crescere, costantemente ma soprattutto con i piedi per terra e la dose giusta di umiltà, forse la qualità maggiore di questo gruppo.