Un anno di Pioli, un anno che prende il nome di rinascita. Lenta, sensata e ragionata: un percorso intrapreso dopo la parentesi Giampaolo, più che una parentesi una breve storia da cui ripartire. Dalle stalle alle stelle il Milan è tornato a splendere, con un uomo – prima di un allenatore – che ha saputo valorizzare ogni sua pedina, ridisegnare schemi, accettare limiti e valorizzare potenzialità. L’uomo ha disegnato il Milan, l’allenatore lo ha reso bello e completo. È un Milan che funziona, in ogni sua parte, in un’armonia invidiabile, un carattere da guerriero, un’umilltà da ultimo arrivato e una potenza da stella nascente. Giovani gestiti come gioielli nati in casa, esperti gestiti come ancore di salvezza.
Futuro. Il futuro è suo, di Pioli e del suo Milan. Il Milan targato Pioli è la sorpresa della stagione post lockdown, è la rivelazione delle ultime battute del campionato di Serie A. È il futuro. Prima in bilico, poi lontano dal Milan, con l’ombra di Rangnick sempre sulle spalle. Pioli ha vissuto tutto questo, ma ha saputo costruire un futuro che si è guadagnato direttamente sul campo. Poche parole, un esempio mai banale e molto vicino alla perfezione. Che non esiste, ma che il Milan sta puntando con uno sguardo sempre al domani. Verso la costruzione di una squadra giovane, che richiede pazienza ma che necessita di rapide risposte.
Bilancio e contorno. Il bilancio, dopo un anno di operato, non può che essere più che positivo come lo è la sinergia della squadra dirigenziale che ha sostenuto e confermato Pioli sulla panchina rossonera. Una scommessa vinta, che ora sa di certezza. Il Milan mostra ora un piano chiaro, una squadra pronta al salto di qualità e un tecnico che ha disegnato tutto questo.