C’è stato un momento in cui il “Pioli is on fire” intonato da San Siro sembrava inesorabilmente essere avviato verso la via del raffreddamento. Diciamolo pure: nelle settimane terribili a cavallo tra gennaio e febbraio – un giorno la scienza capirà cosa diamine è successo a questa squadra dal 2-2 di Abraham al derby di ritorno – l’era di Stefano Pioli al Milan sembrava davvero arrivata al capolinea.
Pioli, quando l’esonero sembrava scontato
Le stese in Supercoppa contro l’Inter e in campionato contro Lazio e Sassuolo simbolo di un ciclo arrivato al tramonto dopo due anni e mezzo esaltanti con la ciliegiona di uno scudetto per un gruppo giovanissimo. Agli inizi di febbraio la possibilità di un esonero prendeva sempre più quota, quella di vedere il Milan – quel derelitto Milan diventato un colabrodo – in semifinale di Champions League un’utopia persino per il più ottimista dei tifosi.
Il dejà vu e la ribellione
Il Piolismo consumato come una candela, ricalcando le esperienze passate a Roma, Milano sponda nerazzurra e Firenze: dalla luna di miele al divorzio spesso traumatico. Un destino a cui il tecnico di Parma si è in qualche modo ribellato tra le mura di Milanello, in cui ha cercato di trovare una soluzione giusta per scongiurare un disastro che pareva annunciato. Il passaggio alla difesa a 3, un atteggiamento più prudente e conservativo, qualsiasi tentativo pur di curare la sua creatura gravemente malata.
La Champions League in soccorso
La medicina l’ha trovata nelle notti europee: che sia davvero questione di dna o semplicemente di motivazioni, la Champions League ha riconsegnato a Pioli il suo Milan. Uscendo da imbattuto nel doppio confronto con Tottenham e Napoli ha raggiunto una semifinale di Champions che mancava da 16 anni, entrando nell’esclusivo club degli allenatori capaci di traghettare il Milan tra le migliori 4 d’Europa. Roba da Ancelotti, Sacchi, Capello o Rocco.
Il Piolismo che resiste
E per quanto il campionato resti ancora materia delicatissima, con un quarto posto non facile da agguantare tra calendario complesso e distrazioni da euroderby in arrivo, Pioli ha già di che poter gioire: per la prima volta nella sua carriera da allenatore ha saputo tirarsi fuori dal baratro che sembrava inesorabile. Ecco perché Stefano Pioli is on fire. Ancora. Nonostante tutto.