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Nuovo stadio, Scaroni e Antonello in coro: “Vogliamo dare a Milano il più bel stadio d’Europa e forse del mondo. Perché non dovrebbe essere accettato da tutti?”

Mentre i comitati chiedono di non demolire il Meazza e sono pronti a raccogliere le firme per un referendum, gli ex presidenti Berlusconi e Moratti si dicono nostalgici di San Siro, Milan e Inter continuano la loro marcia verso la realizzazione del nuovo stadio di Milano. Paolo Scaroni, presidente dei rossoneri, e Alessandro Antonello, ad dei nerazzurri, hanno rilasciato un’intervista doppia al Corriere della Sera, che vi proponiamo in versione integrale:

Dopo la lunga tregua elettorale avete accettato di rientrare nelle volumetrie previste dal Pgt. Perché?
Scaroni: “Dopo tre anni di duro lavoro siamo approdati a una soluzione che il Comune e in particolare il sindaco ha fatto sua. È un punto di caduta che ci è costato ma che riteniamo ragionevole vista l’urgenza che abbiamo di avere un nuovo stadio per le nostre squadre».
Antonello: «Abbiamo accettato la riduzione delle volumetrie per manifestare la volontà di perseguire quello che è un obbiettivo importante non solo per i club ma anche per la città. Meno volumetrie significano 50 mila metri quadrati di verde in più e uno stadio ecosostenibile“.

Perché non la ristrutturazione del Meazza?
Antonello: “San Siro, seppur iconico, ha fatto il suo tempo. C’è bisogno di uno stadio moderno, attrattivo e soprattutto sicuro. Gli impianti italiani hanno un’età media di 74 anni. In Europa negli ultimi 10 anni sono stati realizzati 150 impianti per 20 miliardi di investimenti e soltanto il 9 per cento degli impianti è di proprietà privata“.
Scaroni: “Per noi l’impianto è così importante che se non avessimo avuto questa possibilità saremo andati a fare lo stadio fuori Milano. Il nuovo stadio è una necessità vitale. San Siro è iconico perché ci sono Milan e Inter. L’essere iconico deriva dalla presenza di due grandi squadre e non perché sia bellissimo o unico al mondo. L’iconicità continuerà nel nuovo stadio“.

Ma cosa impedisce la ristrutturazione di San Siro?
Scaroni: “Non avrebbe garantito nè la capienza necessaria e si scendeva sotto i 60 mila posti, né l’aumento dei ricavi grazie alle zone di accoglienza“.
Antonello: “Inoltre l’intervento sarebbe stato così invasivo che avrebbe reso irriconoscibile San Siro. L’elemento identitario che oggi si vuole mantenere andrebbe comunque perso“.

In caso di referendum sul Meazza cosa farete? Accettate il rischio di andare avanti o cercate un’altra soluzione?
Scaroni: “Il referendum è un tema che riguarda l’amministrazione. Per noi il discorso è molto semplice. Se Milan e Inter vogliono competere in Europa con squadre che incassano tre volte quello che incassiamo noi, il nuovo stadio è un’esigenza primaria. Ma a questo punto non ci poniamo più il problema perché riteniamo che la decisione sia stata presa. Di fronte a un rifiuto avremmo ragionato su soluzioni diverse“.
Antonello: “Per noi è fondamentale avere una certezza sui tempi. Più passano gli anni e più i nostri club diventano meno competitivi. Dobbiamo avere la certezza di poter fare i lavori entro una determinata data“.

Che tempi avete in mente?
Scaroni: “Poter giocare nel nuovo stadio la stagione 2026-27, con i cantieri aperti a inizio 2023“.
Antonello: “Il distretto sportivo a valle del progetto stadio, dal 2026-27 al 2030-31“.

Anche il sindaco Sala si dice preoccupato dal possibile aumento dei biglietti.
Antonello: “Voglio chiarire subito. I ricavi addizionali non arrivano dall’aumento dei prezzi dei biglietti, ma dai ricavi indotti dai servizi aggiuntivi che uno stadio moderno può garantire. Non intendiamo modificare la struttura tariffaria, le curve ci saranno sempre, come i prezzi popolari”.
Scaroni: “I posti corporate vengono venduti alle aziende e non ai tifosi che continueranno ad avere i biglietti a prezzi popolari. Ricordo che l’Arsenal ha 8 mila posti corporate e 52 mila posti per i tifosi. Gli 8 mila corporate generano ricavi equivalenti ai 52mila posti“.

L’altra preoccupazione riguarda le proprietà. I club si mettono in pancia il sì al nuovo stadio per poi rivendere le società.
Antonello: “Sono due logiche completamente staccate. Il progetto dello stadio serve alle squadre per restare competitive a livello europeo. Quello che riguarda le proprietà è un altro livello che non deve essere collegato allo stadio“.

Moratti, Berlusconi, Pellegrini. Tutti contrari alla demolizione di San Siro. Cosa rispondete?
Scaroni: “Capisco che ci sia un certo tasso di romanticismo. Quando poi in un colloquio a due si spiegano bene le ragioni vedo che il romanticismo tende a lasciare spazio a un po’ più di razionalità“.
Antonello: “Probabilmente quando i tifosi vedranno il progetto del nuovo stadio guarderanno in avanti“.

Quando si saprà se a vincere sarà la Cattedrale o gli Anelli?
Scaroni: “Siamo in dirittura d’arrivo, prima di Natale“.
Antonello: “Dopo la scelta dello studio si partirà con la progettazione esecutiva che richiederà mesi di lavoro perché significa disegnare lo stadio nei minimi dettagli. Speriamo entro la fine del 2022 di chiamare la Conferenza dei servizi a cui tocca valutare il progetto“.

Con la riduzione delle volumetrie si ridurrà anche l’investimento di 1,2 miliardi? Ci sarà un contributo extra per le case popolari di San Siro?
Antonello: “Andremo a rivedere le volumetrie e capiremo che tipo di investimento andremo a fare. Per il contributo extra c’è un tavolo sempre aperto con l’amministrazione“.
Scaroni: “Stiamo rivedendo i due progetti per vedere che cosa vuol dire vestigia: potrebbe essere una torre, un pezzo di curva…lo stiamo guardando“.

Se doveste lanciare un messaggio ai comitati e più in generale alla città?
Scaroni: “Vogliamo dare a Milano il più bel stadio d’Europa e forse del mondo. Non capisco perché non dovrebbe essere accettato da tutti. Sono convinto che quando si vedrà il nuovo stadio anche i nostalgici e i romantici avranno modo di cambiare idea“.

Scaroni Antonello
Paolo Scaroni e Alessandro Antonello – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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