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MP ESCLUSIVO – Pastore: “Vi racconto Berlusconi e le sue intuizioni, Pioli ha il Milan in mano. Sulla corsa scudetto…”

“Il Milan col sole in tasca” si chiama così il nuovo libro di Giuseppe Pastore che racconta il Milan di Berlusconi nei suoi anni – i primi – più splendenti. Da Sacchi a Capello, da Baresi, Maldini, Costacurta e Tassotti ai tre tulipani Gullit, Rijkaard e Van Basten. Una gestione che inizia con una base di scetticismo ma che presto diventa un punto di riferimento mondiale. Una squadra che in poco tempo riesce ad arrivare sul tetto del mondo. Il noto giornalista, intervenuto in esclusiva ai microfoni di MilanPress.it, ci ha raccontato qualche aneddoto fino ad arrivare ai giorni nostri, tra paragoni illustri e nuove sfide.

1 maggio 1988, Napoli-Milan 2-3: l’inizio di una nuova storia – “Quel Napoli-Milan è stata la partita che ha aperto una nuova storia. All’epoca in Coppa dei Campioni ci si poteva accedere solamente vincendo il campionato e il Milan, che poi avrebbe vinto due Coppe dei Campioni oltre tutto il resto, doveva vincere il campionato. Questo era il primo grande obiettivo di Berlusconi che aveva ereditato un club finito due volte in Serie B negli anni 80, sull’orlo del fallimento, che festeggiava quinti o sesti posti come grandi traguardi. In quella partita cambia tutto, quella partita rappresenta uno scontro titanico tra due visioni di calcio opposte. Da un lato un Milan super organizzato, un’orchestra armoniosa con i singoli al servizio dell’idea collettiva. Dall’altro una grandissima jazz band diretta da un solista fantastico come Maradona e tanti bravi strumentisti ad accompagnarlo, ma di fatto un’idea calcio molto individuale. Quel 1 maggio 1988 è il punto di svolta del Milan di Sacchi e Berlusconi, da lì le cose iniziano a prendere la direzione giusta e si capisce che il progetto è serio, destinato al successo, un progetto che ha fatto la storia del calcio non soltanto italiano ma anche mondiale. C’è sempre stato un po’ di scetticismo, anche nelle settimane precedenti a quella partita. Il Milan sembrava inferiore, destinato al massimo al secondo posto. Andare a vincere a Napoli in casa dei campioni d’Italia che erano in testa da quasi due anni ininterrottamente è stato il modo più spettacolare per dire ‘adesso la storia cambia, adesso arriviamo noi’“.

Da un tribunale all’altro: l’epoca di Berlusconi e le ombre più recenti – “Paragone tra le due società? Parliamo di due momenti diversi nella storia del calcio. All’epoca il calcio italiano era il primo al mondo, primeggiare in Italia voleva dire primeggiare anche nel mondo. Trent’anni dopo vediamo come quel Milan era veramente a rischio fallimento, ci sono prove molto chiare. Su quanto successo nel 2017 ed anche più tardi, ci sono tanti dubbi, tanti misteri, magari lo scopriremo tra una decina d’anni, sicuramente è un’operazione che la ricorda. Quello che fa sorridere è che il Milan di Berlusconi viene preso in un tribunale e rischia di essere perso in un altro tribunale, cosa che per fortuna del Milan non è successo ma già il fatto di non aver potuto partecipare alle coppe europee nel 2019 è una spia piuttosto forte. Il progetto Elliott è ancora un progetto di cui non si hanno certezze, ottimi segnali certo, ma ancora sappiamo poco. Una cosa però va detta: se il Milan di Berlusconi, per il calcio degli anni 80 non aveva praticamente limiti di spesa, e così si comportò negli anni, quello di Elliott è esattamente l’opposto. Il fondo americano è sempre molto attento alla stabilità, a non spendere più di quanto previsto, che è un modo pensato e corretto di affrontare il calcio di oggi non avendo le possibilità di spesa delle grandi proprietà saudite e qatariote. È un modo sostenibile di fare calcio, il Milan di Berlusconi era tutt’altro che sostenibile, infatti tanti altri presidenti hanno provato ad imitarlo ma sono finiti male, da Cragnotti a Cecchi Gori e Tanzi per rimanere in Italia. Era un Milan inimitabile a livello economico, questo invece è un progetto che fa da modello per altri club che vogliono provare a risanarsi rimanendo competitivi“.

Berlusconi e Galliani ai tempi del Milan – MilanPress, robe dell’altro diavolo

Sacchi-Capello, l’adolescenza e l’età adulta – “La prima cosa che balza all’occhio è che nessuno dei due prima di arrivare al Milan era un allenatore di livello. Sacchi aveva allenato in Serie B, Capello nemmeno quello, lui aveva studiato da manager. Queste sono due intuizioni clamorose di Berlusconi che va contro la morale ed il senso comune dell’epoca. È un po’ come paragonare l’adolescenza all’età adulta. Il Milan di Sacchi è come l’adolescenza in cui ti senti onnipotente, capace di tutto, quell’ottimismo quasi un po’ visionario che aveva Sacchi è il motore di tutte le conquiste che arrivano perché nessuno poteva immaginare che il Milan avrebbe dominato in Italia, in Europa e nel Mondo come da dettame di Berlusconi, ma è successo e quando succede diventa qualcosa di clamoroso, di esaltante. Il Milan di Capello è più sottile, più complesso anche come gestione perché si tratta di rimanere ad alti livelli, non più arrivarci. È molto più difficile rivincere che vincere per la prima volta. Capello è bravissimo in questo perché capisce che la squadra mentalmente è un po’ consumata dai quattro anni di Sacchi ed agisce in maniera molto manageriale, da qui appunto la definizione di manager, per la prima volta un allenatore viene definito manager in Italia, nel gestire le straordinarie risorse di quella rosa che non aveva eguali e di farlo bene senza portarla allo sfinimento psicofisico come aveva fatto Sacchi. Sono stati due allenatori molto diversi, entrambi molto interessanti perché è la prima volta in Italia in cui si vede sia una cosa che l’altra. Si vede un Milan padrone del gioco in maniera ossessiva, quasi come se fosse un obbligo morale e poi una squadra gestita come un’azienda. Nasce per la prima volta il turnover, rose da venti giocatori tutti fortissimi, perché il piano era quello di avere due formazioni una per il campionato e una per la Coppa dei Campioni. Sacchi e Capello sono due invenzioni di Berlusconi da presidente di calcio successe clamorosamente nel giro di dieci anni nella stessa squadra una dietro l’altra. Questo rende il tutto fuori categoria“.

Un Milan in crescita e dal grande futuro – “Il Milan sta sorprendendo tutti perché nessuno aveva la cognizione di Pioli come allenatore di alto livello in quanto non aveva mai allenato squadre per vincere lo scudetto. È una squadra piena di giocatori quasi sconosciuti, che sono arrivati nell’indifferenza generale come Saelemaekers, lo stesso Leao, Bennacer, Kalulu, Tomori, Brahim Diaz ecc. che stanno tutti tirando fuori qualcosa di molto sorprendente. È un’idea di calcio a cui non siamo abituati, non a caso prende spunto da paesi esteri, Germania e Francia in particolare che sono i modelli di riferimento economico-calcistico di questo Milan e perciò mi sembra la squadra più interessante tra le prime quattro, perché non sai come va a finire, per le altre lo puoi intuire quali sono gli sviluppi, le prospettive, anche in raggio breve. Del Milan non sai dove può arrivare anche perché è la squadra con l’età media più bassa e ci fa capire che quasi tutti i giocatori hanno ancora ampi margini di crescita, penso a Leao, Tonali, Kalulu e tanti altri. Pioli secondo me è il primo che dovrebbe chiedersi come andrà a finire ma essendo un uomo molto saggio ha capito che non bisogna fare troppe domande, non bisogna mettere pressione alla squadra sugli obiettivi, bisogna lasciare andare questo Milan. L’obiettivo è chiaro ma al di là dello scudetto o di come andrà a finire il campionato, quello che rende il Milan interessante e particolare è il fatto di avere un lungo futuro anche cedendo dei giocatori forti a parametro zero perché vengono rimpiazzati in maniera efficace, questa è un’altra cosa che non ci aspettavamo e che è molto sorprendente“.

Da Rangnick a Pioli: il lockdown rossonero – “Pioli è un allenatore molto interessante, ha avuto una carriera di medio buon livello con buone squadre come Lazio e Fiorentina con episodi molto tragici che conosciamo bene. Arriva al Milan come uomo formato, abituato un po’ a tutto, in una squadra che era ai livelli delle squadre che aveva già allenato, quinto-sesto posto, infatti al primo campionato finisce lì. Poi io credo sempre che il calcio vada collegato alla realtà, è immerso nella realtà, nella società e quando succede qualcosa di sconvolgente come la pandemia e il lockdown che hanno messo tutte le nostre certezze in discussione, non solo cambiano gli equilibri di tutto il mondo, ma anche di un campionato di calcio. Ci sono persone uscite bene dal lockdown altre che invece sono state più segnate. Questo discorso vale anche per le squadre di calcio, ci sono società che hanno usato quei due-tre mesi di blackout per capire bene e riconsiderare un po’ di cose. È il caso del Milan che aveva preso la direzione di Rangnick ma con quello stop ci ha ripensato, soprattutto con Maldini, ed ha cambiato idea dopo una decisione praticamente già presa. Il cambiare idea, correggersi, è un valore importante. Vista la velocità con cui le cose succedono, spesso siamo quasi costretti a correggere le nostre scelte. Il Milan è stato bravo in questo, ha capito che la scelta di Rangnick forse poteva essere troppo azzardata ed ha fatto il giusto mix: l’esperienza di un uomo italiano, esperto come Pioli, accompagnato da Maldini e Massara, con il progetto di una squadra più giovane, più internazionale, più europea con dentro però delle radici solide italiane e milaniste, con Maldini architrave di tutto questo progetto. È una cosa nata in quei due tre mesi di stallo totale e i frutti si vedono ancora adesso. È come un’illuminazione che ha avuto Gazidis, che lo ha portato a cambiare idea, è una cosa molto coraggiosa perché la trattativa con Rangnick era quasi conclusa però questo improvviso cambio di rotta, oltre ad essere stato un gesto di grande coraggio perché si sono esposti in prima persona, ha dato a Maldini, Massara e Pioli grande fiducia. Sentirsi improvvisamente investiti di questa responsabilità gli ha dato come la sensazione di avere il Milan in mano. Un allenatore come Pioli parla a tutti i giocatori, è focalizzato su tutti i suoi ragazzi, altri allenatori, ad esempio Inzaghi, non hanno questo ascendente sui giocatori. Lo stesso Allegri, molti giocatori non riescono a seguirlo perché vengono da un calcio diverso, mentre Pioli ha tutto in mano e questo, in questo momento della stagione, si vede, la squadra pende dalle sue labbra. Questa è la forza del Milan, il famoso gruppo che oggi porta il Milan ad essere più su di quanto suggerirebbe la somma dei valori tecnici della squadra“.

Milan: Stefano Pioli e Ivan Gazidis - Milanpress, robe dell'altro diavolo
Milan: Stefano Pioli e Ivan Gazidis – Milanpress, robe dell’altro diavolo

Il Milan la squadra più serena: uno sguardo alla corsa scudetto – “Penso che delle quattro squadre in testa, il Milan sia quella più sorprendente ma soprattutto che ha proposto qualcosa di davvero nuovo. Abbiamo quattro allenatori tutti sui 50 anni. Anche se Inzaghi non li ha ancora, è un allenatore classico, esperto, con giocatori esperti per il campionato italiano, d’altra parte è Marotta il costruttore dell’Inter attuale. Questi giocatori rendono l’Inter forte ma piuttosto prevedibile nei suoi sviluppi. La Juventus è quanto di più prevedibile c’è in Italia. Spalletti stesso è un allenatore di cui conosciamo perfettamente i pregi e i difetti dopo averlo visto nei suoi 25 anni di carriera, il Napoli è esattamente quello che ci aspettiamo dalle squadre di Spalletti. Essere primi a nove giornate dalla fine è un buon inizio ma è ovvio che adesso inizi a sentire la pressione. Se vuoi vincere lo scudetto e arrivi a marzo aprile primo in classifica la pressione c’è, è un obbligo che ci sia. Bisogna vedere come reagirà, già la partita di stasera sarà molto interessante perché sarà una partita difficile contro una squadra medio-piccola che spesso il Milan soffre. Penso che possa farcela perché è il gruppo più sano, ha meno nuvole, ombre, di tutti nella gestione tecnica. L’Inter si vede che in questo momento è in difficoltà, il Napoli sappiamo i suoi limiti e le sue difficoltà, il Milan invece mi sembra la squadra più serena, più tranquilla e spensierata. Sono curioso di vedere come gestirà il primo posto perché un conto è inseguire un altro è essere inseguiti ed avere l’ansia per le prestazioni ma credo che questa squadra anche con l’aiuto di leader esperti come Ibrahimovic ha le armi mentali e morali per vincere lo scudetto. Tecnicamente non è al livello di Inter o Napoli eppure è davanti, quindi non è solo quello che evidentemente conta. Il momento storico è quello in cui la forza mentale arriva prima di tattica, tecnica e fisica, la mente comanda tutto, se tu sei libero mentalmente puoi fare grandi cose“.

Milan: Samu Castillejo e Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma) - MilanPress, robe dell'altro diavolo
Milan: Samu Castillejo e Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma) – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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