Da quando durante il Mondiale di Svezia 1958 è finita per caso sulle spalle di Pelè, la maglia numero 10 è diventata vero e proprio simbolo del calcio. Classe, fantasia, personalità: chi porta sulle spalle quel numero sa di avere addosso un’etichetta pesante che spesso appartiene a chi ha il compito di ispirare il gioco di tutta la squadra, il famigerato fantasista come si diceva una volta. A Bologna il Milan si presenterà sì con un 10 – Rafa Leao ha ereditato la maglia lasciata vuota da Brahim Diaz – ma non nel ruolo del 10: dopo più di tre anni il trequartista non sarà più previsto nel modulo di Pioli. Almeno per ora.
Da Calhanoglu a Bennacer, il trequartista piolista
Dal post 5-0 di Bergamo in poi, l’allenatore emiliano ha (quasi) sempre schierato formazioni che prevedevano un calciatore a ridosso dell’unica punta. In principio fu Calhanoglu – tornato in una posizione a lui più consona dopo anni passati a peregrinare senza grande splendore tra la fascia sinistra e la mediana -, la cui eredità fu poi raccolta da Brahim Diaz. In mezzo soluzioni meno fantasiose e più equilibrate: da Franck Kessiè, a Rade Krunic, passando per Ismael Bennacer, mossa a sorpresa (e vincente) nel quarto di finale della passata Champions League contro il Napoli.
Addio trequartista, la scelta più saggia
Il precampionato 2023 del Milan ha dato indicazioni chiare: si passa al 4-3-3 e quindi tanti saluti al trequartista, ad onor del vero spesso equivoco tattico degli ultimi due anni. Un ruolo in cui Diaz ha mostrato buone cose a sprazzi ma risultando nullo e deleterio in tante occasioni. La presenza in campo dello spagnolo sbilanciava fin troppo la squadra, lasciando i Tonali e Bennacer di turno a dover reggere da soli tutto il peso del centrocampo. Dall’altra parte, con un Krunic a fare da pseudo-10 l’equilibrio ritrovato aveva come effetto collaterale un’ancora maggiore sterilità offensiva, con le invenzioni di Leao come uniche soluzioni per creare vere occasioni da gol.
Un futuro senza 10?
E allora tanti saluti al trequartista – ma per quanto? -, questo Milan nuovo e tutto da scoprire riparte da un centrocampo più folto e con due esterni d’attacco veri. Una soluzione inevitabile visto anche il mercato portato avanti da Furlani-Moncada e che priva il Milan di un ruolo dove negli anni si sono susseguiti giocatori di culto – dai Savicevic a Kakà, passando per Rui Costa – ma anche figure molto più dimenticabili come Emanuelson e Birsa. Storie non sempre gloriose di trequartisti.