Essere la squadra che ha speso più di tutte in Italia, avere otto volti nuovi in rosa, tante alternative in alcuni ruoli eppure essere ancora incompleti. È il paradosso del Milan 2023-24, che a quattro giorni dall’inizio ufficiale della stagione ha ancora delle caselle importanti da riempire nonostante il rilevante sforzo economico fatto nell’ultimo mese e mezzo. Da Loftus-Cheek a Chukwueze, da Musah a Pulisic, il nuovo corso targato Furlani ha portato tante novità a Milanello ma al momento sembra aver trascurato alcune pedine fondamentali.
Capitolo difesa: l’illusoria abbondanza a destra
A cominciare dalla difesa, un reparto che in realtà ha cambiato pochissimo: via Gabbia in prestito al Villarreal, dentro nessuno. Un nuovo centrale però servirebbe eccome e non solo per questioni numeriche. Escludendo Caldara – le bizzarre ipotesi di vederlo come quinto centrale della batteria lasciano il tempo che trovano – rimangono Tomori, Kalulu, Thiaw e Kjaer. Quest’ultimo ha mostrato durante la preparazione estiva di essere molto lontano dalla condizione di due anni fa e i dubbi su quanto affidamento poterci fare sono più che legittimi. Non conforta neanche quanto visto da Tomori nelle amichevoli agostane, con l’inglese ancora vittima delle amnesie che hanno caratterizzato la passata stagione. Perplessità anche sulla fascia destra, dove Calabria e Florenzi di garanzie fisiche – e tecniche – ne danno ben poche. Ci sarebbe l’opzione Kalulu, ma lo stesso Pioli a inizio ritiro ha chiarito che il francese è da considerare un centrale.
L’equivoco Krunic in mezzo
Non se la passa benissimo nemmeno il centrocampo. Sì, una zona stravolta e rivoluzionata che ha visto arrivare tre nuovi acquisti ma con un grosso punto interrogativo con addosso la maglia numero 33. Rade Krunic è senza dubbio alcuno il vertice basso titolare del 4-3-3 con cui Pioli ha presentato il Milan di questa nuova stagione. E questo è un problema. Un grosso problema. Perché con tutta la stima possibile per il bosniaco è quantomeno buffo ritrovarlo titolare – in una posizione non sua – dopo aver investito una sessantina di milioni a centrocampo. Un giocatore peraltro che sembrerebbe ben lieto di cambiare aria e accettare l’ottima offerta del Fenerbache ma che ad oggi è l’unica opzione in quel ruolo. Nella girandola di acquisti furlaniani infatti non risulta neanche un regista o quantomeno un mediano puro che possa agire in quella posizione.
La solitudine di Olivier Giroud
Infine l’attacco, di cui avevamo già parlato poco tempo fa. Pulisic, Chukwueze, Okafor e Romero hanno aumentato vertiginosamente la qualità di un reparto che si reggeva sulle sgasate del solo Leao. Resta però il nodo del centravanti, con il quasi 37enne Olivier Giroud costretto a cantare e portare la croce per una quarantina di partite l’anno. Con Colombo destinato al prestito e Okafor più vicino a fare il vice Leao che il vice 9, il Milan si scopre irrimediabilmente spuntato. Restano quindi due settimane per provare a tappare i buchi di una squadra competitiva ma che rischia di restare monca. La difficoltà nella cessione degli esuberi – Origi, Caldara, Ballo-Tourè, Saelemaekers sono ancora inchiodati a Milanello, Messias e De Ketelaere non hanno portato gran liquidità – di sicuro non aiuta, ma con poche risorse a disposizione è necessario ingegnarsi – qualche prestito non sarebbe da buttar via, vedi Renato Sanches alla Roma – per non ritrovarsi con la coperta lunga da una parte e quasi inesistente dall’altra.