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La ricetta della triade per un Milan al top: lavoro, rispetto e unione. Nessuno escluso, nemmeno Gazidis

Ibra, Maldini e Pioli in questi due anni ci hanno dato una grande lezione: lavorando si vince, rispettando la maglia si vince, restando uniti si vince. Uniti. Sempre e comunque, contro tutti e tutti. Dall’interno e dall’esterno.

Dopo quel nefasto 5 a 0 di Bergamo, in casa Milan c’era aria di ribaltone. Il quarto in 3 anni. Gazidis, che adesso rilascia interviste sullo spirito di gruppo ed elogia Pioli in modo sperticato, lo aveva già sostituito con Rangnick, non voleva Ibra ed escludeva Maldini, insieme a Boban, dai progetti futuri.

E invece proprio questi tre, Ibra, Maldini e Pioli hanno dimostrato a tutti che cosa significa essere una “squadra”, prima fuori dal campo e poi dentro. Hanno costruito un gruppo coeso e unito come nessun altro in Serie A. E, come fanno i grandi giocatori e le grandi squadre, dal gruppo non hanno escluso nessuno. Nemmeno chi, come Gazidis, non ci credeva. Proprio questo coinvolgimento totale, in società e a Milanello, ha portato il Milan a due matchball dallo scudetto. Uno scenario che due anni fa non era nemmeno ipotizzabile.

E per arrivarci Maldini e company non hanno avuto a disposizione risorse economiche e tecniche smisurate. Anzi. A differenza delle precedenti gestioni spendaccione, Maldini ha dovuto fare mercato a saldo zero, con limiti sugli ingaggi e senza limiti alla fantasia. È stato costretto a fare tante scommesse e le ha vinte quasi tutte.

I motivi per cui lo scudetto è davvero a due passi

Se il Milan è a due passi dal 19esimo scudetto non lo deve ai 250 milioni sprecati da Fassone o ai 150 sperperati da Leonardo. Lo deve al lavoro, alla costanza e alla passione di chi ha da sempre il Milan cucito addosso. E grazie a quel lavoro e a quell’unità è magicamente rifiorita anche la splendida e inimitabile passione dei tifosi che negli due ultimi anni ha accompagnato, anche durante il Covid, la metamorfosi rossonera.

Per questo motivo, da tifosi, adesso è inutile sognare fantasmagoriche proprietà esotiche disposte a investire centinaia di milioni. Innanzitutto perché siamo già stati abbondantemente scottati negli ultimi anni da fantomatici proprietari minufici, poi rivelatisi giganteschi bluff. Ma soprattutto perché gli ultimi due anni di gestione Maldini hanno dimostrato ancora una volta che spesso nel calcio idee e passione contano molto più dei soldi. O meglio, i soldi senza competenza, unitá e attaccamento alla maglia non servono a vincere. Ma solo a illudere.

Milan, tra matchball e questioni societarie

Per capire il futuro societario del Milan avremo tempo tutta l’estate e forse più. Ammesso e non concesso che questa volta ci facciano capire quello che accade davvero. Adesso non è tempo di pensare a questo, ma solo di vivere il finale di questo appassionante e meraviglioso campionato. Lo scudetto non cambierà i piani economici o le strategie finanziarie né di questa proprietà né di quella eventuale futura. Lo scudetto non cambierà il mercato che ha in testa Maldini. Quindi pensiamo solo al campo e a questi due matchball.

Penso sinceramente che battendo l’Atalanta poi il campionato sia sostanzialmente nostro. L’Inter scenderebbe in campo a Cagliari partendo da meno 5 in classifica e poi 7 giorni dopo ci basterebbe un pareggio in un Mapei Stadium che sarebbe tutto rossonero. Battendo l’Atalanta, all’Inter non basterebbe nemmeno un rigore regalato come quello dell’Olimpico in Coppa Italia.

A proposito, io sono il primo che diffida di coloro che pensano che gli scudetti siano decisi dagli errori arbitrali. Io sono convinto che alla fine dell’anno vince il campionato che merita di vincerlo, al di là degli episodi arbitrali e il Milan ancora in testa a due giornate dalla fine è la miglior dimostrazione. Certo però, in questa stagione lo sbilanciamento della “fortuna” arbitrale a favore dell’Inter è davvero imbarazzante. Speriamo domenica sera di poter ripetere che ancora una volta siamo stati più forti della sfortuna e più forti delle ingiustizie

Maldini Pioli
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