Il presidente del Milan ha tracciato la strada, la dirigenza dovrà percorrerla come non è stato fatto in pieno sinora. Presente al Festival dello Sport di Trento, Paolo Scaroni ha infatti dichiarato senza mezzi termini: “Il punto di vista economico è importante, ma è solo una parte del successo. Se poi non vinciamo le partite non andiamo da nessuna parte“. Dichiarazioni, queste, che a modo loro hanno fatto scalpore tra i tifosi del Diavolo, in quanto pronunciate da un dirigente da sempre molto morigerato nelle dichiarazioni e totalmente avverso ai proclami.
Dette, in altre parole, da chi finora aveva sempre dichiarato che l’obiettivo principale era il quarto posto, e che – tanto per fare un esempio – sul finale della scorsa stagione, nel pre-partita di Monza-Milan, affermava ai microfoni di DAZN: “Ci eravamo scritti e avevamo anche detto che il nostro obiettivo per quest’anno era di qualificarci per la Champions League dell’anno prossimo“. Le affermazioni di ieri rispondono al motto “meglio tardi che mai”, ma adesso è compito del Milan nel suo complesso (proprietari, dirigenti, uomini di mercato) tradurle in concretezza, per far sì che non restino parole al vento pronunciare magari solo per tenere buona la tifoseria.
Milan, le parole di Scaroni si traducano in fatti
E per raggiungere l’obiettivo del “vincere le partite” serve concretamente e inevitabilmente fare quello che non è stato fatto finora, o quantomeno non in maniera completa. Serve, cioè, innanzitutto intervenire con decisione sul mercato, dando il massimo già nella sessione invernale: bisogna rompere gli indugi economici e aggiungere in rosa giocatori con pedigree di livello e soprattutto funzionali alla causa del Milan. Più volte su queste colonne sono state evidenziate le lacune nella costruzione della rosa del Diavolo, e non staremo qui a ripetere per l’ennesima volta dove serve intervenire. Lo sanno i tifosi e siamo certi lo sappiano benissimo anche Furlani, Ibrahimovic e Moncada. Il tutto senza considerare la questione allenatore, con buona parte dei tifosi rossoneri che ancora oggi ritiene che per puntare veramente a vincere si sarebbe dovuto puntare su un tecnico “top” e non su una figura come Fonseca, bravo allenatore e bravissima persona, ma non certo uno che si è distinto in questi anni per i trofei vinti.
Insomma, se il comparto economico di Via Aldo Rossi va a gonfie vele – con il secondo bilancio consecutivo chiuso in utile, un fatturato cresciuto del 13% e i ricavi più alti della storia rossonera – i risultati sportivi stanno vivendo pochi alti e troppi bassi, con più sconfitte che vittorie e pareggi maturate finora. Non va bene in generale, ancora di più per una squadra che – per bocca del suo allenatore, ed ora del suo presidente – ha l’ambizione di vincere qualcosa. In attesa di gennaio, tocca a Fonseca e ai suoi ragazzi rimboccarsi le maniche: c’è una classifica di Serie A da scalare ed una di Champions League da migliorare al più presto.

