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L’ex ds della Fiorentina Freitas racconta Pioli: “Se parliamo di umanità è un gigante”

L’ex ds della Fiorentina dal 2016 al 2019 Carlos Freitas ha parlato ai microfoni della Gazzetta dello Sport di Stefano Pioli. Ecco le sue dichiarazioni.

Sul motivo della scelta: “Per ricostruire. Alcuni giocatori se n’erano andati: Kalinic, Borja Valero, Vecino, Bernardeschi, Gonzalo Rodriguez, Ilicic. Serviva una figura che aiutasse i nuovi ad aprire un nuovo ciclo. Pioli era l’ideale“.

Sull’opera di convincimento: “Da calciatore ha giocato 6 anni a Firenze, bastò una chiacchierata. Il feeling scattò subito, anche se le nostre visioni di calcio erano diverse. Io venivo dal calcio portoghese, lui dalla Serie A. C’è stato un momento in cui io dicevo ‘A’ e lui ribatteva ‘B’, ma alla fine ci siamo trovati. È un gentiluomo, lo rispettano tutti“.

Sul suo modo di fare: “Pioli è un leader calmo, pacato. Poche volte l’ho visto alzare la voce. Il campo non è un salotto da tè ovviamente, a volte si arrabbia pure lui, soprattutto durante gli allenamenti. Ma se parliamo di umanità, di persona e di comportamenti, allora lui è un gigante“.

Sulla tragedia di Astori: “Stefano aveva costruito il gruppo intorno alla sua personalità e al suo coraggio. Dopo quel maledetto 4 marzo ha gestito la Fiorentina in modo esemplare, entrando nella testa dei giocatori. Quando tutti parlavano di psicologo o di aiuti, Pioli ha unito uno spogliatoio distrutto rendendosi una guida. Un padre. Ricordo le sei vittorie di fila e il gol di Vitor Hugo con il Benevento, alle 13 spaccate. Il numero di Davide. Un segno destino incredibile“.

Se sia sorpreso o meno di vederlo lassù con il Milan: “No, se l’è meritato. Stefano è destinato ad allenare la Nazionale. Ciò che ha fatto al Milan è da applausi, soprattutto considerando gli investimenti degli altri. È un allenatore che sfugge alla tattica, privilegia lo spazio e le persone con cui lavora. Ha uno staff che lo segue da anni, un altro dei suoi segreti“.

Sui suoi miglioramenti: “Dicono che nei top club è più facile lavorare. Sbagliato. Lì la maglia ha un altro peso. Se in estate perdi 3 amichevoli la gente inizia a mugugnare. Stefano ha riportato il Milan in Champions con una sfilza di giovani. A parte Ibra non ci sono i campioni di una volta. Le qualità umane non bastano, subentra il talento“.

Sui giocatori del Milan che lo hanno sorpreso: “Tomori e Saelemaekers, ma anche Tonali e Diaz. Il belga è diventato indispensabile, ha avuto una crescita incredibile“.

Su Vlahovic: “Debuttò a 18 anni proprio grazie a Pioli. ‘Vlahovic è un lavoratore instancabile’, mi diceva. A fine allenamento provava tiri in porta e punizioni, oppure prendeva il pallone e lo calciava contro il muro per migliorare la tecnica. A volte fermava un paio di giocatori e si metteva a provare i colpi di testa. Ricordo una partita a Reggio Emilia contro il Sassuolo, 3-3. Lasciò fuori Simeone per far giocare Vlahovic. Ci credeva parecchio anche lui“.

Sull’addio non ottimale di Pioli alla Fiorentina: “Per rispetto delle parti preferisco non dire nulla, ma su Stefano posso solo parlare in modo ottimale. Nel calcio ci sono poche persone come lui“.

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