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Metodo Pioli: la politica di coinvolgere tutti e la gestione della pressione per i nuovi arrivati

Lo scudetto di maggio è stato molto spesso descritto dai media come la vittoria del gruppo. Per certi aspetti è una generalizzazione, ma nasconde anche una verità che va ascritta per meriti allo staff tecnico rossonero, capace come sappiamo di coinvolgere tutti.

Coi calendari del calcio moderno e la politica societaria che predilige l’acquisto di U23, è una necessità che diventa virtù aver una rosa lunga. L’idea di gioco di Pioli inoltre è parecchio dispendioso dal punto di vista atletico e come abbiamo visto in queste stagioni gli infortuni sono un fattore da tener in considerazione.

Non stupisce dunque che, dopo un pur ottimo precampionato, alla prima giornata non abbia esordito Adli. Lo stesso Charles De Ketelaere ha avuto una manciata di minuti, così come Pobega. Oltre a rispettare la regola non scritta che i “nuovi” vadano inseriti gradatamente, dietro a queste scelta c’è la responsabilizzazione dei “vecchi”.

Diaz e Rebic che arrivavano da un’annata deludente per motivi differenti, si sono trovati subito minuti per rimettersi in mostra. Con l’Udinese ha pagato questo approccio, ed è arrivata la doppietta di del croato ed anche il gol dello stesso Brahim.

Chiaramente col tour de force imposto dall’incombenza del mondiale a novembre, i neo acquisti dovranno essere presto inseriti con continuità e vedremo di sicuro in pratica tutto il roster in campo. Per alcuni club questo potrebbe essere una rarità, per il Milan è ormai parte della cifra stilistica. Quando il tutti per uno e uno per tutti diventa un concetto molto concreto.

Milan: Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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