Il mercato invernale del Milan per profondità e per volume ha stupito molti, sia all’interno che all’esterno dell’ambiente rossonero. Vi era la necessità, non era chiaro se vi fosse tuttavia la volontà da parte del club di metter mano in modo deciso al roster.
Fattore sorpresa coadiuvato anche dal fatto che buona parte dei trasferimenti si è concretizzato nell’ultimo giorno della finestra, aumentando così l’impatto sia mediatico che meramente sportivo. Il risultato è un significativo stravolgimento di risorse per lo staff tecnico, che ora dovrà integrare i nuovi, al solito senza reale tempo di poter allenare in settimana, visto il calendario fittissimo di febbraio del Milan.
Giornali, TV e social mantengono un legittimo dubbio sulla bontà delle scelte. Non siamo abituati a rivoluzioni in corsa, e quando si cambia tanto, difficilmente si può azzeccare ogni singolo acquisto. Tuttavia la bontà delle intenzioni manifestata coi giocatori acquisiti, supera di gran lunga quella espressa dagli arrivi della sessione estiva.
È singolare come si faccia la corsa a sottolineare come sarà complesso vedere tutti assieme, soprattutto i calciatori più offensivi, dimenticando forse che il vero lusso nel calcio moderno è poter aver almeno 16 giocatori di alta rotazione e non più 11 titolarissimi.
Ben vengano i cambi tra una gara e l’altra o nei 90 minuti. Giocando con costanza ogni tre giorni è fondamentale poter operare scelte, ragionando su chi far partire e chi far subentrare. Non ci sono bocciati, accantonati o puniti. C’è esigenza di elementi pronti sempre con la massima qualità possibile.
Forse è un mindset italiano quello che porta più facilmente a pensare che non giocare sempre crei mal contento. Anche se poi son le stesse penne che solitamente scrivono quanto sia importante la profondità della rosa. Ciò che pare chiaro è che il gruppo a disposizione di Conceicao sia davvero differente da quello precedente. Da capire quale sarà la reale efficienza.