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Donadoni: “Milan, non c’è differenza tra ciò che succede oggi e quanto avveniva nel grande passato: ecco perché”

Roberto Donadoni ha rilasciato un’intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport sul tema Milan. L’ex giocatore rossonero ed ex allenatore del Bologna ha parlato della situazione attuale del club, azzardando inizialmente un paragone con il passato e analizzando poi alcuni singoli.

Per l’unità di intenti che si percepisce non c’è differenza tra quello che succede oggi e quanto avveniva nel passato dei grandi successi. Vedo la stessa condivisione, la stessa empatia: tutti corrono nella stessa direzione, proprietà, dirigenti, allenatore e staff, giocatori. È così che si va lontano“.

E continua: “Non direi che il Milan va oltre le aspettative: è una squadra attrezzata, era già stata prima in classifica, ha subito un periodo di difficoltà. E ora è di nuovo al comando. Ho sempre pensato fosse competitiva per battersi fino alla fine, ha grandi chance scudetto“.

Se il Milan sia la squadra più forte: “Probabilmente no, non è l’organico più completo, però ormai da anni dimostra grande continuità. E non rivedo in altri la stessa organizzazione, la stessa solidità: sono aspetti determinanti. Pioli ha grandi meriti ma dietro c’è il lavoro di tutti. E’ una questione di spirito, di unità: se anche a livello tecnico non sei il primo, il gruppo ti porta a dare qualcosa in più. Se l’allenatore crea empatia riesce a farsi dare qualcosa che va oltre le reali possibilità: oltre la tecnica, oltre la tattica, c’è l’empatia. Non avere impegni europei può essere un vantaggio. Da qui in avanti contano testa e carattere: il Milan ce l’ha“.

Su Tonali: “La crescita di Tonali è stata esponenziale. Ora è capace di esprimersi con il Milan allo stesso livello di quando era in categorie inferiori. E’ indice di capacità, valore, carattere, ovviamente qualità. Se la competitività aumenta e mantieni alto il rendimento significa che sei un giocatore di spessore“.

Su Leao: “Cresciuto anche lui. Ha qualità sopra la media ma solo il tempo ci dirà la sua reale dimensione. Il prossimo passo è la continuità unità alla consapevolezza di essere un grande giocatore. Uno step fondamentale non solo per i giudizi personali ma per tutta la squadra: succederà quando i compagni si affideranno a lui per risolvere le situazioni più complesse. Allora sarà leader: non lo si è per definizione, ma quando te lo riconoscono gli altri“.

Su Giroud: “Prima era in difficoltà fisica, non mi era piaciuto. Oggi sta bene. I gol li ha sempre fatti, ma doveva essere sostenuto dalla condizione: se in forma, diventa un giocatore determinante. Zlatan non ha bisogno di suggerimenti per programmare il futuro, lo sa benissimo da solo. Come il club sa perfettamente cosa fare. Certo sull’anagrafe c’è poco da girarci intorno, l’età è quella e certe difficoltà sono una conseguenza“.

Se la partenza di Kessie possa essere un elemento di disturbo: “No, perché anche in questo caso la società si è mossa con grande chiarezza, esprimendo senza giri di parole il proprio pensiero. C’è stata coerenza fin da subito, il club ha parlato onestamente senza nascondersi dietro mezze verità. Se poi Kessie accetterà bene, altrimenti farà le sue scelte alternative: in campo è un professionista”.

Roberto Donadoni
Roberto Donadoni – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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