L’impresa è compiuta. Qualcosa di straordinario ed emozionante, qualcosa che i tifosi rossoneri quasi non ricordavano più. Una vittoria con la Juve. Due reti subite ad inizio ripresa, poi la rimonta incredibile. Ma non si tratta solo di questo. Il Milan straordinariamente è riuscito nell’arco di dieci giorni a far fuori Roma, Lazio e – appunto – i campioni d’Italia da ormai otto anni. Una squadra che con le grandi non riusciva a fare punti da diverse stagioni, in meno di due settimane è diventata una “ammazza-big”.
L’esperienza di Ibra, l’intelligenza di Pioli. E non solo
La presenza – sembra folle doversi ripetere ogni giorno da gennaio, ma opportuno – di Zlatan Ibrahimovic ha cambiato tutto. Nonostante di queste tre partite, se sommiamo i minuti in campo dello svedese, ne ha praticamente giocata una sola. Ma anche solo averlo di fianco a Milanello, in panchina come ieri sera, tranquillizza e sprona tutti gli altri a dare il meglio. Senza contare comunque due reti – anche se su rigore – e un assist che un Piatek qualsiasi ieri difficilmente sarebbe riuscito a fare. Poi c’è Pioli, un allenatore considerato da tutti un semplice “normalizzatore”, ma dall’indiscussa competenza. E intelligenza, perché non è da tutti mettersi a disposizione di un campione senza però diventarne succube. Un mister che ha saputo comprendere le caratteristiche di ogni singolo, facendole risaltare al meglio. Infine – e questo non è da sottovalutare – a giovare sui risultati la parvenza di una serenità societaria, con Gazidis e Maldini che finalmente hanno capito che “fare buon viso a cattivo gioco” fino al termine della stagione è la soluzione migliore per il bene del Milan.
Il fattore San Siro… vuoto
Tutto vero: l’esperienza e il carisma di Ibra, la perspicacia del mister. Ma i rossoneri avrebbero vinto la gara di ieri con un San Siro pieno? La sensazione è proprio quella di una squadra che sta inconsapevolmente traendo beneficio di questa “anormalità”. Se provassimo a riavvolgere il nastro e ad immaginare il pubblico milanista dopo il secondo gol – tragicomico – subito ieri sera da Donnarumma, difficilmente riusciremmo ad ipotizzare quella reazione, quella rimonta. Anche perché Zlatan – in Svezia da marzo a maggio – e Pioli non hanno certo la bacchetta magica e difficilmente possono aver trasformato i ragazzi in un mesetto di lavoro a Milanello. Non è la preparazione, non è solo il lavoro di questi due: semplicemente con lo stadio vuoto il pallone pesa meno. Molto meno. Ecco dunque che diventa fondamentale l’analisi e la giusta lettura di questi risultati, mettendo da parte per un attimo la comprensibile esaltazione. Questa rosa – costituita per lo più da under 25 – soffre terribilmente le pressioni ed è per questo che ha bisogno di un leader (come Zlatan). E forse non solo uno. Insomma, che ora non ci si faccia prendere dall’euforia.