HomePrimo PianoIbra affretta i tempi del recupero? Una bella "favola"

Ibra affretta i tempi del recupero? Una bella “favola”

Il Milan non si è imbarazzato per il “torno in Italia quando voglio io” di Ibra, anzi ha palesato approvazione per la scelta dello svedese e ha sbandierato ai 4 venti che grazie alla preparazione atletica e alle partitelle svolte con l’Hammarby il centravanti sarebbe stato il più in forma di tutti alla ripresa del campionato. Del resto la dirigenza rossonera nei confronti di Ibra non aveva certo il “potere contrattuale” per irritarsi di fronte alla scelta dello svedese di rientrare da Stoccolma molto tempo dopo tutti i suoi compagni.

Emergenza. In base a uno dei centomila decreti del Governo, infatti, era possibile invitare i giocatori a rientrare in Italia, ma nessun club poteva imporre la convocazione ai suoi tesserati. Tanto meno a uno con il contratto in scadenza a distanza di 45 giorni. E infatti il Milan ha scelto la via diplomatica compiacendosi addirittura per la scelta di Ibra di allenarsi autonomamente in un paese senza lockdown. Purtroppo però il dio del pallone a volte è davvero beffardo e dispettoso. E alla fine il giocatore che avrebbe dovuto essere “il più in forma” alla ripresa del campionato, ha patito un infortunio muscolare tutt’altro che banale. Per sua fortuna i primi esami strumentali hanno scongiurato la lesione del tendine d’Achille, cosa che avrebbe posto fine alla carriera di Ibra.

Tempi. Il 5 giugno lo svedese ripeterà gli esami ma, sentendo il parere di tutti i medici e dando uno sguardo alla storiografia degli infortuni di questo tipo, uno stiramento a un qualsiasi muscolo del polpaccio consta di almeno un mese di stop. E questo varrebbe per giocatori integri e giovani. Ma diamo pure per buona, e ce lo auguriamo, l’ipotesi di rientro che formulano quasi tutti gli organi di stampa nazionali. Il più autorevole di tutti, cioè il Corriere della Sera, ieri parlava di rientro a inizio luglio.

Nodo. C’è però un piccolo grande particolare che tutta la stampa nazionale ha incredibilmente ignorato. Il 1 luglio, data ipotetica e ottimistica del rientro di Ibra, il suo contratto con il Milan sarà scaduto. E non esiste una legge in nessun ambito del mondo del lavoro, nemmeno del calcio, che possa imporre a un professionista senza contratto di continuare a prestare i propri servizi oltre la data della scadenza dell’accordo. L’Uefa si è espressa sull’estensione dei contratti in essere oltre il 30 giugno e sulla decorrenza degli stessi in linea con una stagione, quella 2019/20, che non si concluderà secondo la canonica calendarizzazione, bensì almeno un mese dopo. Ma l’Uefa si riferiva ai contratti in essere, non a quelli scaduti. E, fino a prova contraria, il contratto di Ibra scade il 30 giugno. E da parte del Milan nessuno finora ha palesato l’intenzione di rinnovarlo per la prossima stagione.

Favore. Ergo: qualcuno mi potrebbe spiegare perché un professionista di quasi 39 anni dovrebbe estendere di un mese un contratto che sa già che non gli rinnoveranno, affrettare i tempi di rientro e dunque accentuare i rischi di una recivida muscolare. Rischiando magari di compromettere il suo prossimo contratto con un altro club, che oltretutto potrebbe essere l’ultimo della sua carriera. Perché Ibra dovrebbe fare questo “favore” al Milan rischiando di compromettere il suo ultimo anno di carriera? Perché Ibra dovrebbe concedere un mese in più a Gazidis e company che gli hanno fatto capire in tutti i modi che lui non fa parte del prossimo progetto tecnico rossonero? Perché dovrebbe rientrare in tutta fretta per giocare partite senza un reale obiettivo di classifica? Non c’è nemmeno la prospettiva della semifinale di Coppa Italia contro la Juve perché lo svedese è pure squalificato.

Favola. La favola di Ibra che fa di tutto per accelerare i tempi e rientrare il prima possibile non è perciò del tutto logica e credibile. Affrettare il recupero per giocare 7/8 inutili partite di fine stagione andrebbe contro gli interessi dello svedese. E da grande professionista, si sa, Ibra non fa nulla contro i propri interessi. Perciò, al di là di quello che ci raccontano coloro che stanno ancora aspettando i voli dalla Costa d’Avorio, iniziamo ad assimilare l’idea che non rivedremo più Ibrahimovic con la maglia rossonera. Un grande peccato, perché in quelle poche partite che ha giocato tra gennaio e febbraio, ci ha fatto respirare un po’ di ossigeno. Con lui per qualche partita è tornata l’aria del “vecchio cuore rossonero”.

Fine. Sapevamo che sarebbe durato poco e che probabilmente non avrebbe portato a nulla, ma è stata l’unica magra consolazione nell’ennesima stagione da dimenticare. Ora è arrivato il momento di voltare pagina e sperare che il prossimo, innovativo, ambizioso e spregiudicato progetto di questa “proprietà” sia finalmente quello giusto per ripartire. Ovviamente con l’augurio che Ibra trovi una squadra e regali a tutti gli appassionati di calcio le sue magie. Almeno per un altro anno.

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