E’ il giorno di Liverpool-Milan, il giorno del ritorno in Champions League dei rossoneri. Una sfida mai banale tra le due squadre che si sono affrontate soltanto due volte nella loro storia. Ma che storia. Gli unici due precedenti sono datati 2005 e 2007, precisamente Istanbul e Atene, due finali di Champions.
Dal sogno all’incubo. La prima finale nel 2005 per il Milan è un thriller che nessuno si sarebbe mai immaginato. Dal 3-0 del primo tempo al 3-3 in 6′ culminando ai rigori con la più cocente delle sconfitte. Se la ricorda bene Hernan Crespo, autore di una doppietta quella sera, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.
“E’ stato il più grande dolore – ha detto – della mia carriera da calciatore. Mai vissuto qualcosa di simile, né prima né dopo. Non potete nemmeno immaginare che cosa ho provato. Vi basti un dettaglio: non ho più voluto rivedere la partita. Ci ho messo degli anni prima di riuscire a sopportare quelle immagini. È stata una coltellata a freddo, ecco il paragone che mi viene da fare. E poi, dopo la sconfitta, ho sentito tante di quelle idiozie… Hanno detto che nell’intervallo stavamo già festeggiando. Ma chi si è inventato una cosa simile? Eravamo carichi, ci incitavamo a vicenda, e Ancelotti ci disse chiaramente di stare attenti perché le squadre inglesi non sono mai morte. E appena rientrati in campo, andate a rivedervi la partita, abbiamo il pallone del 4-0. Ma poi si è spenta la luce, il motore non ha più funzionato per sei minuti e il Liverpool ci ha rimontato. Cose imprevedibili“.
“Come me lo spiego? Il caso – continua Crespo -, il destino. Non si è trattato di un calo fisico perché altrimenti non saremmo stati capaci di reagire, subito dopo, e di giocare i supplementari e di sfiorare il successo. Non si è trattato di un calo psicologico perché eravamo concentrati. Ripeto: il destino. Il destino che non ha voluto regalarmi la gioia di sollevare la Champions dopo aver segnato due gol nella finale. I miei compagni hanno avuto la possibilità di rifarsi due anni dopo ad Atene, io no. Quella sconfitta contro il Liverpool la sento ancora sulla pelle“.