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Club Brugge, De Ketelaere si racconta: “Futuro? Se c’è un’offerta solida, io sono pronto. Voglio…”

Charles De Ketelaere si racconta e parla anche del suo futuro: lo ha fatto ai microfoni di Eleven Sports, nella rubrica “No Days Off“, inaugurata proprio dall’episodio a lui dedicato. Il belga è l’obiettivo numero uno del Milan per la campagna acquisti estivi e ha già un accordo con il club rossonero, il quale sta cercando l’intesa con il Club Brugge. Di seguito l’intervista.

Sulla sua infanzia: “Quando avevo 5-6 anni mia madre mi ha mandato in un campo di calcio. È lì che è cominciato tutto. Prima di allora giocavo a calcio nel giardino e secondo mia madre la mia prima parola è stata ‘palla’. Avevo un unico sogno quando ero un bambino di 10 anni, ma penso che sia il sogno di ogni ragazzo giocare a calcio. Ma io non mi sono detto: ‘Devo diventare un giocatore professionista’, era davvero il mio sogno“.

Sul club: “Trovo difficile esprimere il mio amore per il Club Brugge, sono cresciuto con questo club, gioco qui sin da ragazzino. Basta girare per queste stanze per amare questo posto. È difficile descrivere il mio amore per questa squadra, ma so che sarà un club che tiferò per tutta la mia vita. Da quando ho iniziato a giocare per la prima squadra ho superato la mentalità da fan. Ad esempio quando ero un ragazzo di 15 anni ammiravo Vanaken, così quando l’ho incontrato per la prima volta era un wow. Ora non ci penso“.

Sul suo futuro: “Non presto molta attenzione al futuro. Do il meglio di me ogni giorno, di allenamento in allenamento, di partita in partita. Voglio solo diventare un giocatore migliore. Può sembrare una frase fatta, ma mi dà la tranquillità giusta per uscire ogni volta di casa. Sono curioso di sapere cosa porterà il futuro. Se altri club mostreranno interesse, io li ascolterò, come successo la scorsa estate. Nel calcio devi ascoltare tutti, perché potrebbero avere qualcosa di significativo da dire o qualcosa di interessante da offrirti. In passato mi dicevo: ‘Se mai dovessi lasciare il Bruges, avrei tanta paura’. Ma ora è diverso: se c’è un’offerta solida, sono sicuramente pronto per questo“.

Sul suo percorso di crescita: “Ricordo quando avevo 11 o 12 anni. In quel momento ero uno dei più veloci della squadra, potevo correre molto veloce, poi tutto è cambiato perché ero il ragazzo più lento della squadra. C’è stato un periodo nel quale ho perso il mio posto da titolare, a volte non sono nemmeno entrato nella rosa dei convocati. Da adolescente quei momenti sono molto difficili. Dissi a mia madre: ‘Voglio solo giocare a calcio. Se qui non è, possibile andiamo in un’altra squadra, in una serie inferiore’. C’è voluto tempo, ma alla fine ha funzionato“.

Sul suo soprannome: “Ai miei compagni piace prendere in giro il soprannome ‘il ragazzo d’oro’, è quello che mi hanno dato i media. Noi siamo un gruppo di ragazzi con i piedi per terra e loro mi hanno aiutato tanto a rimanere umile e non lasciare che quel soprannome mi entri in testa“.

Sulla sua mentalità: “Non mi sento ancora appagato, anche se ho giocato contro Messi e con De Bruyne. Non mi basta ancora. Sento che la pressione che ho messo su me stesso è sempre stata più grande di quella delle altre persone. Quel tipo di pressione era simile anche durante gli anni del liceo, perché volevo essere eccellente in tutto ciò che facevo“.

Su Charles De Ketelaere tra 6 anni: “Forse avrò giocato in una grande competizione con la Nazionale e sarò diventato campione. E perché no, forse avrò vinto la Champions League con il mio club. Questi sono i miei sogni più sfrenati“.

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