HomeIn evidenzaCaos SuperLega, tempo al tempo: trovare una quadra serve a tutti

Caos SuperLega, tempo al tempo: trovare una quadra serve a tutti

Il potere logora chi non ce l’ha. Sia il potere del calcio rispetto a quello degli altri sport, sia il potere dei top club rispetto a ogni altra società. Certo, bisogna poi vedere come questo potere viene esercitato, come possa collimare con le leggi europee in vigore. Anche perché è evidente che dal terremoto SuperLega non si possa più tornare indietro.

Siamo di fronte ad una svolta epocale per lo sport che amiamo. Una svolta che non è ancora chiaro dove ci porterà, ma che ha già avuto la capacità di accumulare in 24 ore strascichi senza precedenti: lo strappo di dodici società iconiche del nostro calcio, la presa di posizione delle istituzioni di settore fino alla freschissima assemblea di Lega (senza Milan, Inter e Juventus) e al battibecco d’altri tempi fra Agnelli e Ceferin.

E via Aldo Rossi, in tutto questo? Tra ieri e oggi, i social hanno fatto tornare di grande attualità spezzoni video del presidente della Juve – ma anche di Zhang – agli ingressi di Casa Milan. Era fine settembre: c’era chi ipotizzava incontri di mercato e chi, in maniera un po’ più lungimirante, abbozzava tavoli legati al futuro dei diritti tv, degli stadi, della stessa Lega Serie A che sta vedendo moltiplicare anche in questi minuti le posizioni contrarie alla nuova SuperLega. Posizione sacrosante, giusto chiarirlo.

Sacrosante finché a discuterne sono i tifosi, con una componente emozionale assolutamente preponderante. E ci mancherebbe pure che non lo sia. Poi, però, c’è lo stato dell’arte: il potere contrattuale della Serie A, le strategie di reazione delle squadre “escluse”, l’impatto sulla vendita dei già citati diritti tv. E allora si capisce come il calcio, non da oggi, sia in mano a pochi.

Cosa cambia dai pochi di “oggi” ai pochi eventualmente di “domani”, dunque? Cambia che i club fondatori della SuperLega non sono più disposti ad accettare le condizioni della Uefa – e, in subordine, della Fifa – che, tanto per dirne una, hanno lavorato con presumibile accuratezza alle basi del Fair Play Finanziario nel nome del «futuro sostenibile del calcio», ma senza trovare una soluzione che potesse impedire ai club più facoltosi di “aggirarlo”. Figli e figliastri, insomma. E in Italia, anzi a Milano, lo sappiamo bene.

Con questo non si vuole intendere che la SuperLega sia la soluzione giusta, la migliore, la più equa. E, certamente, abbiamo scoperto che la sua costituzione è ad una fase talmente avanzata che diventa arduo, al momento, ipotizzare qualsiasi marcia indietro. Ma è anche vero che di questi dodici club la Uefa ha drammaticamente bisogno. Ceferin lo sa. Così come Gravina sa che la Serie A non può permettersi il lusso di congedare oltre 75 scudetti di una storia quasi centenaria. La quadra si troverà, perché serve a tutti. Tempo al tempo.

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