L’ex laterale del Milan, Serginho, è intervenuto nella diretta Instagram del collega Carlo Pellegatti, parlando della sua incredibile esperienza con la maglia rossonera.
Su Milan-Juventus: “Ricordo che quando arrivai al Milan nel 1999, l’obiettivo principale della società era vincere la Champions. Avevamo un grande gruppo ed è stata una grande gioia vincere contro la Juventus dopo aver eliminato anche l’Inter. E’ stato uno dei momenti più bella della storia del Milan e mia personale. La scelta dei rigoristi dipendeva dagli allenamenti, sono sempre stato un rigorista e Ancelotti scelse i primi cinque rigoristi tra quelli che ne segnavano di più in allenamento. Avere Buffon davanti era difficile, in quella situazione diventa grosso il doppio, ma in allenamento ho sempre pensato di tirare bene indipendentemente da chi avessi davanti e fortunatamente andò bene“.
Sui suoi esordi al Milan: “Braida mi venne a vedere in Brasile, mi fece capire l’interesse del Milan e parlai anche con Galliani a telefono. Poi incontrarono col presidente del Sao Paolo, la società aveva qualche problema economico perchè lo sponsor principale era la Cirio, e quindi avevano gli stessi problemi della Lazio di Cragnotti. Da piccolino seguivo sempre il Milan di Baresi, Tassotti. Ho sempre giocato offensivo e quindi quando sono arrivato qui ho trovato qualche difficoltà con Zaccheroni, che voleva terzini più bloccati. Per dimostrare le mie qualità in una squadra come il Milan dovevo partire subito al 100% perchè San Siro non ti permette diversamente. Mi sono subito trovato benissimo con la squadra e coi tifosi, mi ha facilitato anche il mio carattere tranquillo, umile e disponibile. Ad inizio giocavo poco, ma Galliani e Berlusconi mi hanno sempre tranquillizzato dicendo che fossi uno di famiglia“.
Sui derby: “Il 6-0? Fare parte di quella serata è una cosa magica, sapevamo l’importanza del derby di Milano. Tutti i derby sono difficili, ma quello in Champions lo fu ancora di più: Ancelotti prima della partita parlò solo due minuti perchè sapeva che la squadra giocava a memoria, bastava un’occhiata. Eravamo prontissimi per affrontare qualsiasi avversario“.
Su Kakà: “Lo seguivo quando giocava a Sao Paolo, ma non mi aspettavo la velocità di inserimento in quel gruppo di grandissimi campioni, lui aveva davanti gente come Rivaldo e Rui Costa. E invece diventa fondamentale a soli 22 anni mostrando una grandissima personalità, nella mia vita ho visto pochissimi giocatori capaci di vincere la partita da soli, e Kakà è uno di questi“.
Sullo scudetto del 2004: “Eravamo un gruppo talmente forte che abbiamo vinto troppo poco in quegli anni, il nostro pensiero non era lo Scudetto, ma fare la storia in Champions. Contro le grandi non perdevamo mai, ma facevamo fatica con le piccole“.
Sulla partita d’addio, Milan-Udinese: “Fu un giorno difficile, perchè finiva la vita da sportivo ed iniziava quella successiva. Non troverò mai altrove la soddisfazione che mi ha dato il giocare a calcio e fare la storia dando felicità ai nostri tifosi. Il calcio era il mio sogno da bambino, ma tutto ha un inizio e una fine. Ho avuto un problema all’ernia del disco e mi sono dovuto operare, senza di quello avrei potuto fare un altro anno“.
Su Pato: “E’ sempre stato un giocatore di grandissime qualità, velocità e forza fisica. Mi dispiace che abbia avuto tanti infortuni, molti dei quali non si capiscono l’origine. Si è sempre allenato bene e non aveva comportamenti sbagliati fuori dal campo. Quando venne al Milan, gli misero più di 8 kili di massa muscolare e forse per un ragazzo di 20 anni non è stata una scelta giusta“.
Su Theo Hernandez: “Il Milan oggi non vive un momento molto positivo, non ha gli stessi appoggi che avevo io con Sheva, Inzaghi, Seedorf, Rui Costa ecc. Va molto con la palla, ma ha una forza fisica spettacolare e potrà solo migliorare“.
Su Paquetà: “Il calcio italiano è difficilissimo, lui ha grande qualità ma non ha trovato ancora il ruolo adatto nel Milan e in Italia se non ragioni veloce diventa tutto più difficile. Al momento gli manca serenità e tranquillità, se riesce a trovarle diventerà un giocatore importante“.
Su Everton: “Fa impazzire per qualità tecnica e per l’uno contro uno. E’ il giocatore più forte del campionato brasiliano e del Sudamerica, ha sostituito Neymar in Nazionale e ha giocato molto bene. Se trova lo schema tattico giusto, più stare alla grandissima nel campionato italiano. Altri giocatori brasiliani interessanti? Il Flamengo ha tantissimi giocatori interessanti“.