Inopportuno. Da un punto di vista tecnico, anagrafico ed economico. Senza mezzi termini il ritorno di Thiago Silva è un’operazione che non si sposa con quanto fin qui ci hanno raccontato e abbiamo raccontato della filosofia del Milan di Elliott, quindi di Ivan Gazidis e, di conseguenza, di Ralf Rangnick, ormai prossimo ad assumere la guida della squadra.
I fatti ci dicono che il difensore brasiliano, che nel 2012 lasciò il Milan tra le lacrime dei tifosi rossoneri, saluterà il Paris Saint Germain alla fine della stagione. I corteggiatori non mancheranno, a partire dall’ipotesi Everton di Carlo Ancelotti che avrebbe già offerto 4,5 milioni di euro di ingaggio annuale più bonus. Già questo stipendio sembra fuori dalla portata dei parametri di Elliott, ma pare che il brasiliano non intenda scendere sotto i 6 milioni a stagione. Poi c’è il fattore anagrafico, visto che a settembre Thiago Silva compirà 36 anni e Rangnick ha già ben illustrato a Gazidis un progetto giovane
Di sicuro se ne riparlerà ad agosto, visto che il PSG prolungherà i contratti di Thiago Silva come di Cavani, Meunier e Kurzawa per poter affrontare le Final Eight di Champions League con la stessa squadra pre-lockdown. Tutto lascia intendere che questa sia solo una suggestione se la accostiamo al Milan che ha già condotto in porto un’operazione simile con Zlatan Ibrahimovic a gennaio con risultati ingiudicabili visto lo stop per l’emergenza Covid e le incognite che aleggiano sulle prossime settimane. Ibra, tra l’altro, appartiene alle scelte prese da Zvone Boban con Paolo Maldini: l’uno già fuori dal Milan, l’altro probabilmente in procinto di abbandonare a campionato concluso. Si girerà pagina in tutti i sensi. Con buona pace di chi alimenta sogni, se così possiamo definire il ritorno di un centrale di grandissima stoffa e di grandi ricordi rossoneri, ma pur sempre in possesso di una carta d’identità francamente datata.