Dagli spalti vuoti causa pandemia alla Curva Sud vuota causa protesta, da Milan-Genoa del marzo 2020 a Milan-Genoa del maggio 2024, un cerchio che si chiude. Dalla costruzione di una nuova identità, anche vincente, alla perdita di identità, fino alla perdita anche dell’entusiasmo e del ritrovato milanismo. Nella primavera 2020 Pioli ebbe la capacità di porre i primi mattoni che hanno consentito al Diavolo di uscire dalla mediocrità e tornar a competere prima per le top 4 in Serie A, poi per il campionato, fino ad arrivare ad un passo da una finale Champions.

Un percorso che disegna una curva gaussiana. Primi step durante il lockdown dove ebbe grande impatto anche la seconda vita di Ibra in rossonero e l’affermazione tattica del 4-2-3-1, con l’esplosione di giocatori come Theo, Kessie e Calhanoglu. Nei mesi del Covid è nato un Milan equilibrato, corto e prorompente. La miglior espressione estetica probabilmente è stata raggiunta nel 20/21, e nel 21/22 si è raccolto con lo Scudetto il tanto lavoro seminato, nonostante le perdite a 0 di giocatori chiave.

Nel medio periodo però il calo delle prestazioni è stato costante e si è confermato tale anche con un cambio sostanziale degli interpreti. La sensazione di pancia è che il giochino si sia rotto nel gennaio 2023, post mondiale qatariota. Da lì in poi non c’è più stata armonia sul campo, fatta eccezione per alcune gare spot. Il rendimento imperfetto e scostante è stato leitmoitv anche di questa annata e la tempesta perfetta mediatica sulle voci dei candidati al dopo Pioli hanno fatto il resto.

A Pioli con ogni probabilità l’esonero è già stato comunicato e dal primo giugno non sarà più l’allenatore del Milan. E’ la più classica love story che è durata troppo e lo strascico del finale disturberà e rovinerà anche i bei ricordi. Dal canto suo, in questi anni ha perso in parte quell’umiltà che gli ha consentito di raggiungere la vetta. Non ha mai smesso di lavorare, ma è rimasto schiavo di alcune convinzioni tattiche non più applicabili con questo gruppo. Ha finito con l’incaponirsi incastrato in alcuni dogmi che sempre più si stanno rivelando deleteri. Il problema non è il secondo posto di oggi, è l’aver perso la solidità che prima consentiva di pensare di battere chiunque e esser al contrario al momento battibili da tutti.

Le espressioni della Curva Sud hanno disegnato la sua parabola rossonera. Dal supporto cieco, passando per l’entusiasmo sfrenato di un’estate di Pioli’s on fire, fino alla critiche più aspre. Il fuoco si è definitivamente spento.