È lui l’uomo chiave di questa “rinascita” rossonera, tra virgolette perché una vera rinascita non è. Al Milan è sfuggito dalle mani l’obiettivo della Coppa Italia, per demeriti ma anche a causa di forze maggiori. Ora, solo il campionato dirà la verità sul destino e il futuro dei rossoneri. Quaranta giorni per convincere tutti, quando Pioli avrebbe già fatto abbastanza così. Niente di eroico, s’intende, ma dare un’anima a questo Milan non è cosa per tutti. Non lo è stato per Giampaolo, che ha trascinato il Milan sul fondo, con Pioli che ha ridisegnato una speranza per tutti. Singoli valorizzati, un modulo chiaro e fisso, un allenatore non protagonista ma una guida sicura e diretta. Anche con poche parole, tanto è sempre il lavoro sul campo ad avere l’ultima parola.
Valorizzazione dei singoli. Se oggi si contano diversi punti fissi nel Milan, tanto si deve al mister. Theo pilastro di oggi e domani, Bennacer metronomo in un centrocampo che ha fame di certezze, un Rebic che ora più che mai cerca le chiavi di un attacco in difficoltà. Romagnoli capitano mai così sicuro delle proprie potenzialità, un salto in avanti dei singoli che si proietta su una squadra che ha cambiato volto. Un modello per pochi, ma un orgoglio per chi questo Milan l’ha disegnato con passione e pazienza.
Difesa. La semifinale di ritorno allo Stadium ha mostrato una difesa che ora ha un suo perché. Il solito pilastro Gigio, un Romagnoli a testa alta e numerosi compagni di reparto che vanno e vengono. Ma la costante è quella: muro, da lì è difficile passare. La difesa è quindi il reparto che conta maggiori certezze, anche se gli interpreti della prossima stagione potrebbero subire delle modifiche. Un reparto spesso scontato, ma che vale da base per il resto della squadra. Ora più che mai alla ricerca di certezze.
Difficile disegnare un bilancio a dodici giornate dalla fine, proprio ora che il Milan guarda lassù. Dove deve necessariamente arrivare, senza scorciatoie o cartelli da seguire. L’ombra di Rangnick resta lì, il destino di Pioli già segnato ma il Milan – ora più che mai – ora ha bisogno di chi ha spinto sull’acceleratore quando si navigava a vista.