Qualche tempo fa, l’economista Maurizio Dallocchio, docente della Bocconi, è stato indicato da Ignazio La Russa assieme ad Ernesto Pellegrini come possibile co-presidente di una Commissione per mantenere due stadi a San Siro. Per parlare di questa eventualità rispetto alla demolizione e alla costruzione di un nuovo unico stadio, il professore è stato intervistato da Mi-Tomorrow: “L’idea mi è parsa divertente: prendiamo un milanista e un interista e facciamo una riflessione. Non ci siamo nemmeno mossi o incontrati, in realtà. Sento Pellegrini quasi ogni settimana, ma non abbiamo parlato di questo. Ci interessiamo alla questione perché ci interessa la città, come è doveroso, ma se le dovessi dire che abbiamo iniziato un dialogo le dico di no”.
Dallocchio prosegue: “Preferirei parlare una volta che abbiamo visto due numeri. Ritengo ci sia un fattore ambientale da mettere in testa a tutto, quello economico è secondario. Non ho avuto modo di studiare gli impatti per cui preferirei avere idee che possano essere tali e non solo orientamenti generici. Però i due temi sono quelli. È evidente che c’è un fatto sportivo e di sostenibilità per le squadre. Non dimentichiamo che i club hanno delle necessità, così come le ha la comunità. So bene, da presidente del collegio dei revisori della Lega Serie A, quali sono le situazioni delle società di calcio”.
Dallocchio conclude: “Il possesso dello stadio rende un importante servizio alle squadre. A livello internazionale le società che hanno performance più sostenibili, nella larga maggioranza, posseggono gli impianti. Nulla vieta che nei dintorni o addirittura intorno si possano pensare progetti che rendano la sostenibilità economica possibile anche col permanere di una struttura comunale la quale con un intervento lucido, che uno come Sala può mettere in campo, si può sistemare. Non vedere più l’attuale Meazza mi dispiacerebbe moltissimo. Mio nonno Rocco mi ci portava sulle spalle a vedere il Milan per cui fatico a pensare che non esista San Siro. Per me resta ancora San Siro e non il Meazza, perché così è nato”.