Intervenuto durante il Festival dello Sport organizzato dalla Gazzetta dello Sport, anche Zlatan Ibrahimovic in veste rossonera ha parlato così dei suoi periodi al Milan e della sua carriera in generale. Di seguito le sue dichiarazioni riprese da noi durante la manifestazione:
Sull’Ibrahimovic bambino: “Ero molto casinista, come tutti i bambini. Ero sempre in giro a giocare a calcio, dove andavo portavo sempre il pallone, anche se tutti dicevano che non ero un talento. Ho fatto anche cose che non si potevano, però si impara e si cresce”
Sul paragone con Van Basten: “All’inizio era molto difficile, si aspettavano fossi il nuovo Van Basten, ma all’inizio non ero a quel livello. Era la mia prima avventura fuori dalla Svezia, ero solo e avevo una grande pressione. Non ero pronto, mi pesava e non era facile, però non ho mollato, ho lavorato e avevo fiducia in me stesso, poi piano piano sono diventato più forte, il secondo anno è stato meglio e poi il terzo ho fatto il battesimo a tutti”.
Su Raiola: “Mino ha fatto iniziare la mia carriera. Quando l’ho conosciuto ho fatto l’arrogante e anche lui l’ha fatto, poi ho mollato un po’ perché mi serviva, e infatti dopo 3 mesi mi ha portato alla Juventus. Nel primo incontro mi portò fogli con tanti campioni e i loro gol, con grandi statistiche, meglio delle mie. Da lì poi è partito tutto, ho conosciuto una persona fantastica, è stato molto più di un procuratore, ci parlavo ogni giorno, siamo cresciuti insieme, siamo diventati i più forti di tutti insieme. Durante l’ultimo periodo della malattia ero con lui quasi tutti i giorni, non era facile vedere una persona in difficoltà, ma volevo portarlo lontano da quella malattia. Lui pensava sempre agli altri, ai suoi giocatori. Alla fine mi ha detto ‘Fai quello che ti rende felice’. Era uno forte”.
Su Balotelli: “Ha perso ogni occasione che ha avuto”.
Sul paragone Leao-Balotelli dopo l’errore col Newcastle: “Leao non si può paragonare a Balotelli, se fa quel gol di tacco è un genio. Solo un genio può pensare quelle cose, per quello lui è in campo e Balotelli in tribuna”.
Sull’arrivo al Milan: “Era un momento non facile perché a Barcellona l’allenatore voleva vendermi, ma il Presidente era incerto. Poi è arrivato il Trofeo Gamper contro il Milan, che nel frattempo parlava con Raiola, e nel post ogni giocatore del Milan mi diceva ‘Dopo torni con noi’. Qualche giorno dopo Galliani è venuto a casa nostra e si è seduto e non voleva andare via senza un mio si, da quel momento abbiamo trattato ed è stato trovato un accordo. Dopo che avevo accettato siamo andati a cena e Galliani voleva pagare ma la carta non andava, per cui mi sono detto ‘Gia finita?’ (ride)”.
Su Berlusconi: “Avevo un buon rapporto con lui, quando entrava in una stanza lo capivi. Aveva un gran carisma, in più era mister Milan, ha cambiato la storia dei rossoneri e del calcio. Mi ha dato la possibilità di tornare ad essere felice, grazie a lui sono andato al Milan. Poi il rapporto è cresciuto, parlavamo spesso di tante cose”.
Sull’addio: “Difficile, il primo viaggio al Milan mi aveva ridato la felicità di giocare a calcio, io non volevo andare via, prima dell’estate avevo chiesto a Galliani di non vendermi e mi aveva detto di si, poi in vacanze arriva una chiamata da Mino e non risponde, dopo 30 minuti avevo 10 chiamate, poi ha parlato con mia moglie e ho capito subito. Gli ho detto che non volevo andare ma lui mi ha detto che era già fatta col PSG in un pacchetto con Thiago Silva che aveva già un accordo. A quel punto ho immaginato come sarebbe stato e ho pensato al progetto, poi ho detto va bene ma ho aggiunto richieste che pensavo non avrebbero mai accettato, ma loro hanno detto si e sono andato perché avevo dato la mia parola”.
Sull’ultimo scudetto col Milan: “Ho avuto più soddisfazione con questo che con tutti gli altri perché era la squadra non era favorita, non c’erano superstar, non ero abituato a giocare in una squadra così. Questo Milan era il contrario del mio passato, poi era un periodo strano per i rossoneri. Noi dentro eravamo sempre uniti, pensavamo una partita alla volta. Chi era pronto a fare il sacrificio è rimasto, si è formato il gruppo più forte in cui sono mai stato, c’era un’atmsofera troppo forte. Non erano fenomeni, solo io lo ero, ma tutti hanno usato questa occasione per crescere e far crescere i compagni. L’anno senza pubblico ci ha aiutati, ci ha dato una mano ad arrivare al top, poi il pubblico è tornato e ci ha dato il boost extra. Poi sui giornali si parlava di fortuna, ma alla fine abbiamo vinto. Quando fai una grande cosa, lo senti e lo vedi negli altri, dopo il Sassuolo ho visto dei compagni e alcuni dello staff piangere, lì ho capito cosa avevamo fatto, una cosa a cui nessuno credeva. Questo scudetto resterà nella storia per sempre”.
Su Tonali: “Il primo anno, da milanista, era troppo tifoso, dopo gli ho detto che era uno di noi e doveva fare un passo in più. Nel secondo anno si è sbloccato e volava, ma il talento si vedeva anche nel Brescia, ma tanti non capiscono la differenza di giocare in un top club, c’è un’altra pressione e un’altra mentalità. Serve poi anche una mano dei compagni, e noi gliel’abbiamo data. Scommesse? Ne so poco, non me ne ha mai parlato, non l’ho mai visto in difficoltà o che stava male. Il gioco d’azzardo è come una droga. Poi bisogna vedere cosa ha fatto, se ha giocato o meno sul calcio”.
Se è meglio Ibrahimovic o Leao: “Zlatan, che ha creato Leao”.
Su Maldini: “Ho un buon rapporto con lui dal primo giorno. Al Milan abbiamo affrontato tutto insieme, lui cresceva come dirigente, non era una situazione facile in società, ma non portava nulla alla squadra. Era sempre presente, parlava sempre con tutti. Ha fatto un grande lavoro, alla fine abbiamo vinto e quando uno vince è un merito collettivo. Mi dispiace sia andato via, è anche una bandiera del Milan, però so anche che nel calcio cambia tutto in un giorno. Sono felice per lui per quello che ha fatto nel Milan, da giocatore e dirigente”.
Sul futuro: “Sono passati 3-4 mesi dal mio ritiro, ho una libertà diversa, sto facendo cose per me stesso, non ho capi. Sto prendendo tempo per capire cosa voglio fare, ho tantissime offerte. Se entro in qualcosa, voglio fare la differenza ma essere me stesso, non voglio entrare come un simbolo, voglio iniziare da zero e fare quello che riesco. Ovviamente c’è anche la mia immagine. Vediamo cosa succede, qualcosa va trovato. Ho avuto qualche meeting con il Milan, stiamo parlando e vediamo dove arriva. Se uno può portare qualcosa fa effetto”.