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Mirabelli: “Kessie e Calhanoglu i miei migliori, credo che possiate vederli anche ora”

Nella giornata di oggi è andata in onda sul canale Romatube.it l’intervista a Massimiliano Mirabelli. L’ex direttore sportivo del Milan si è sbilanciato su molti temi, tra cui quelli legati all’esperienza in rossonero.

Su Roma-Milan: “C’è un Milan in evidente difficoltà. Dopo la gara di Europa League deve trovare delle conferme e deve capire dove può arrivare. Dall’altra c’è una Roma che non ha vinto ancora con le cosiddette “grandi” e pure lei deve capire cose fare da grande. Sarà un bivio per entrambe, anche se al momento la Roma sembra essere più in forma mentre il Milan sta vivendo un momento davvero particolare”.

Sulla dirigenza attuale: “Per chi si intende di calcio, non occorre che io porti acqua al mio mulino. Basta trovare la difficoltà che abbiamo trovato noi nei rinnovi per la base che c’è oggi. Alla fine li abbiamo fatti tutti, mentre oggi si parla di rinnovi per giugno come quello di Calhanoglu e Donnarumma, che tra l’altro sono liberi di firmare con qualsiasi club. Diciamo che qualcuno là non ha ancora capito bene i tempi“.

Sulla bravura del Milan: “C’è chi è bravo a tenere questi rapporti con i media che sono capaci di far vedere a volte ciò che non sono. Basta vedere i numeri, che base c’era, un Locatelli o un Andre Silva che io non avrei mai mandato via e oggi sono stati regalati. Locatelli è uno dei centrocampisti italiani più importanti e Andre Silva sta facendo faville in Bundesliga. C’è invece chi sa vendersi bene, chi si chiama in un modo piuttosto che in un altro ed il gioco è fatto. Basta che ci sia qualche lettore attento ai fatti e va bene“.

Sulla frase “io non vado a fare il burattino”: “Quella risposta la diedi in una situazione precisa, voi sapete benissimo a cosa mi riferisco. Credo che chi fa il dirigente ci debba sempre mettere la faccia e prendersi le responsabilità ovunque lavori, non ci deve essere nessuno che prenda decisioni da tutt’altra parte del mondo e tu sei lì a fare lo zimbello. Vale per la Roma ma per tutte le società, anche se sapete a cosa mi riferisco“.

Su Gattuso: “Spesso gli si danno colpe quando spesso non ne ha. A Napoli vivono un momento particolare con molte assenze e tante situazioni. Quando i risultati non arrivano purtroppo si ha la memoria corta, però Gattuso non è un brocco. Vive una situazione difficile a Napoli dove ha conquistato pure una Coppa Italia. Quando sei sotto tiro le cose si fanno difficili e non aiutano“.

Sul Milan attuale: “Vorrei fare un esempio contro il parere di tutti. Secondo me dobbiamo fare un discorso su Ibrahimovic. Lui ha dato o ha tolto? Io ricordo anche di un Milan senza Ibra che ha fatto bene. Ibra è un grandissimo giocatore e sta facendo pure bene, anche se poi dopo il suo essere personaggio non so se darà tanto come pensano in tanti o toglierà molto alla squadra. Sicuro è un campione, ma faccio un esempio sulla partita di ieri. C’è una punizione importante nella posizione solitamente preferita da Calhanoglu. Invece di lasciarla al turco la calcia lui. Vuole diventare un personaggio. Lo dimostra la sua presenza a Sanremo, che per me non era il caso che facesse a questo punto del campionato perché così il gruppo lo perdi, questo voglio dire. L’essere “Io” va bene ma fino ad un certo punto, ma poi c’è sempre un gruppo da gestire. Immaginate, parlo per il Milan, che mentre si preparano partite importanti dove avrà Udinese, Roma e Verona, si parla invece di come Ibra farà avanti e indietro per partecipare alle serate di Sanremo. Alla fine il Milan può rischiare di rimanere con un pugno di mosche in mano. Si parla del rinnovo più facile, quello di Ibra, a 40 anni, ci avrò capito poco io forse. Però se non rinnovi chi devi rinnovare. Hai pure tanti prestiti, sarei curioso di vedere la rosa a fine ciclo Elliott, dato che mi sembra si stia sgretolando“.

Su Kessie e l’accordo in uno sgabuzzino: “Fu qualcosa di straordinario. Per me Kessie è uno dei giocatori più forti nel suo ruolo in Europa. Lui aveva già raggiunto l’intesa con la Roma, persi una nottata ma alla fine convinsi il giocatore. Si, è vero. Era un momento particolare perché non potevamo farci vedere e dovevamo trovare una location sicura. Tra l’altro anche lui andrà in scadenza il prossimo anno“.

Sull’Inter e il periodo da osservatore: “Io vinsi tutti i campionati da scouting facendo il capo scout lì all’Inter e da lì mi apprezzò Fassone che poi mi portò al Milan. A me piaceva prendere l’aereo o la macchina e stare sul pezzo, stare sul campo, non mi piace fare il direttore da poltrona. Amo tanto stare sul campo e fare la conoscenza dei giocatori“.

Sugli stadi vuoti: “Gioco forza non possiamo andare negli stadi, però, per fortuna, ci sono le televisioni che mi tengono aggiornato sul calcio mondiale. Lo seguo tutto, seguo i mercati, ma non sostituirei la TV con l’esperienza del campo o dello stadio. Mi tengo questo, sperando che si possa tornare presto sul campo“.

Sul suo futuro: “Non ho la necessità di cercare un contratto, sto cercando più che altro un progetto che assecondi le mie necessità e le mie caratteristiche. Avevo delle situazioni all’estero che però non si sono potute concretizzare a causa del Covid. Ora aspettiamo un attimo se ci sarà qualche possibilità. Ho tanta voglia di ricominciare il lavoro“.

Su Fonseca: “Mi piace molto. Quando ero all’Inter, oltre a studiare i giocatori amavo studiare anche gli allenatori: lui era al Braga, andavo spesso lì perché lui faceva veramente giocare bene la sua squadra, ti lasciava quell’impronta importante. Allenatore visionato già all’epoca. Sappiamo le difficoltà di Roma, ma lui sta facendo un grande lavoro e spero che la società se lo tenga stretto“.

Su Pellegrini: “Di giocatori ne ha tanti la Roma, ma quello che è il mio pallino e che poi però non siamo riusciti a prendere e che stimo tantissimo è Pellegrini. Lui è un giocatore fantastico. A volte sento che a Roma è criticato ma per me è fantastico. Quando ero al Milan lui era al Sassuolo ed aveva quell’accordo con la Roma per ritornare altrimenti lo avrei portato volentieri al Milan“.

Sulla lotta per la Champions: “Quest’anno è davvero dura perché è un campionato che si sta un po’ delineando per lo Scudetto verso le parti dell’Inter che sembra aver preso il largo, mentre per la Champions è molto dura. Faccio fatica a vedere squadre favorite: l’Atalanta, la Juve, la Roma, la Lazio, il Milan, il Napoli, tutte ci possono entrare. Questo vuol dire che ci saranno sorprese ma nessuna è sicura“.

Sullo Scudetto: “Io credo che l’Inter, con una rosa ed un allenatore importante, si avvia a vincerlo. Pensavo che a contenderglielo poteva essere l’Atalanta. Poi i bergamaschi, con questa Champions, si sono un po’ distratti, altrimenti sarebbero una squadra importante. Oggi sono un po’ in ritardo, però credo che l’Inter vincerà serenamente, tranquillamente e comodamente lo Scudetto. La vera lotta sarà la Champions e saranno dolori per chi non ci andrà“.

Sul lavoro ai tempi del Covid: “Sia prima che dopo il Covid devi avere idee e conoscenze. Credo che l’allenatore ti possa chiedere qualcosa che magari in passato ha avuto o magari ti possa dare qualche indicazione, sennò gli allenatori fanno fatica a conoscere i giocatori, sono i direttori a doverlo fare. In questo momento del Covid, senza soldi e con molta fantasia, devi soddisfare le caratteristiche che ti chiede: l’allenatore ti chiede le caratteristiche, non il giocatore“.

Su Berlusconi in versione allenatore: “Berlusconi ha fatto 30 anni spettacolari. Lui dava consiglia, anche simpaticamente, ai suoi allenatori, i quali venivano anche gestiti molto bene. In Italia però c’è sempre di più il non rispetto dei ruoli. Io credo che ognuno debba fare il suo, il Presidente deve fare il Presidente. Una società di calcio funziona quando tutte le proprie componenti fanno il proprio, poi c’è un Presidente che ti deve giudicare premiandoti o mandandoti via e non intromettersi in continuazione, cosa che da noi in Italia succede molto spesso“.

Sull’acquisto migliore e il peggior rimpianto: “Kessie e Cahlanoglu i miei migliori, credo che possiate vederli anche ora. Il più grande rimpianto invece, che non sono riuscito a farlo né all’Inter né al Milan è Aubameyang. Ho cercato di portarlo sin da quando non era praticamente nessuno, dato che, mentre lavoravo all’Inter lui era stato mandato via dal Milan ed era finito al Saint Etienne. Non costava nulla, non riuscì però a convincere la mia ex squadra a prenderlo. Quando andai al Milan ci riprovai parlando anche col ragazzo che nel frattempo era passato al Borussia Dortmund“.

Massimiliano Mirabelli, Marco Fassone e Vincenzo Montella – MilanPress, robe dell’altro diavolo

 

 

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