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Milan, la teoria della coperta corta e il Tafazzi 2.0

La teoria della coperta corta in casa Milan non funziona più. Dopo la spumeggiante sessione di calciomercato di questa estate, infatti, tutto si può dire fuorché che nella rosa rossonera non ci siano giocatori sufficienti per andare a colmare eventuali assenze. Certo, il derby contro l’Inter ha palesato delle attuali mancanze all’interno della rosa del diavolo dovute ad una contemporaneità di infortuni e squalifiche che, si spera, non diventino una costante all’interno della stagione agonistica.

Milan, la teoria della coperta corta che non funziona più 

Negli anni passati la teoria della coperta corta è stata spesso utilizzata anche un po’ come alibi, per giustificare magari delle prestazioni opache o dei risultati che faticavano ad arrivare. Oggi, tutto questo non è più concesso: il Milan oggi ha una rosa profonda e, a detta di molti esponenti e sapientoni del mondo del calcio, assai completa. Certo, poi rimane da chiedersi se Jović possa avere le stesse qualità di Giroud e se, magari, Tomori non sia estremamente indispensabile indifesa; o ancora, se sulla fascia sinistra Theo Hernández risulti ancora essenziale e senza valide alternative. 

Come fare per superare la teoria della coperta corta e non avere più alibi

Ma c’è chiaramente un modo per superare la fatidica teoria della coperta corta. Ed è proprio qui che entra in gioco la figura dell’allenatore; se il tecnico riesce nel suo intento di valorizzare il più possibile tutta la rosa a disposizione, facendo sentire importanti anche quei giocatori che magari sono costretti in panchina e disputano soltanto pochi e scarni minuti nel finale delle gare, ecco che il gioco è fatto. L’obiettivo deve essere proprio questo: far sentire tutti importanti, far comprendere a tutti quanti che si trovano sulla stessa linea di importanza per il tecnico. Questo permetterebbe all’allenatore di avere costantemente i giocatori sulla corda, vogliosi di dimostrare il proprio valore consci del fatto che l’allenatore tiene in considerazione tutti quanti; oltretutto, questo permetterebbe inoltre al tecnico Stefano Pioli di poter avere dei giocatori che, magari, al loro ingresso in campo da subentranti possano anche cercare di spaccare la partita.

Stefano Pioli, è tutto in mano tua

E dunque ben venga eventuali cambi di 11 titolare già nella gara di domani contro il Cagliari; ben vengano le titolarità dei vari Okafor, Chukwueze e chi più ne ha più ne metta. Ma l’importante è che questo non sia un caso isolato, altrimenti tutto questo discorso non avrebbe ragion d’esistere. Altrimenti rischiamo veramente di avere una squadra titolare di estrema qualità e dei subentranti che in, invece, anche a causa di una mala gestione della rosa, potrebbero risultare molto lontani a livello qualitativo. In pieno stile Tafazzi 2.0.

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