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Ma davvero il Milan non merita(va) un ulteriore tassello per giocarsela fino in fondo?

Alla bandiera a scacchi mancano circa 24 ore, ma – a meno di tanto clamorosi quanto improbabili cambiamenti “all’ultima curva” – una cosa la si può già dire: il Milan è stato il grande assente di questa sessione invernale di calciomercato. Andando ad osservare, infatti, le mosse delle big della nostra Serie A, praticamente tutte hanno puntellato la propria rosa, chi con colpi da novanta (Juventus e Inter), chi quantomeno con giocatori funzionali alla causa (Napoli, Atalanta, Roma e probabilmente anche la Lazio). All’appello manca solo il Diavolo, la cui unica mossa è stato l’avvicendamento tra l’evanescente Pellegri ed il baby Lazetic. I rossoneri, di fatto, hanno semplicemente cambiato il vice-Giroud, che a sua volta è il vice-Ibrahimovic: il 2004 proveniente dalla Stella Rossa giocherà molto poco – come molto poco ha giocato il suo predecessore passato al Torino – e pertanto non garantisce salti di qualità nell’immediato.

Pioli meritava (almeno) il sostituto di Kjaer

E’ inutile nascondersi dietro il pur giusto mantra della “sostenibilità”: a mister Pioli sarebbe servito (anzi, usiamo ancora il “servirebbe” prima della scadenza ufficiale) un difensore che prenda il posto – innanzitutto numerico – di Simon Kjaer. Il centrale danese si è infortunato il primo dicembre: a Maldini e Massara, pertanto, non sono bastati ben sessantuno giorni per ingaggiare un rinforzo per la retroguardia rossonera, che dunque per i prossimi cinque mesi dovrà reggersi sulle spalle di Tomori (preghiamo affinché stia sempre bene), di un Romagnoli in scadenza di contratto e lontano dal rinnovo, del giovane (e adattato) Kalulu e dell’altrettanto giovane (e non sempre impeccabile, per usare un eufemismo) Gabbia. Chi scrive non ha alcuna intenzione di alimentare la discussione – ormai dilagante sui social – tra chi continua a difendere a spada tratta l’operato di Elliott (“Ha preso il Milan in una situazione disastrosa“, “Sta sistemando i conti“, “Ha ridato credibilità sportiva al Club“, tutto estremamente inappuntabile) e chi invece afferma a voce sempre più forte che i Singer non hanno in realtà alcuna intenzione di vincere, ma perseguono solo l’obiettivo di un piazzamento stabile in Champions League, per portare il club in sicurezza e venderlo ricavandone il massimo profitto.

Il Milan in un limbo

Detto ciò, però, una piccola riflessione mi sembra necessaria: il Milan ha chiuso il bilancio dello scorso giugno con un rosso più che dimezzato rispetto alle due antagoniste principali (Inter e Juventus); fino a tre mesi fa, i nerazzurri erano sotto di sette punti ed i bianconeri di sedici, mentre ora Inzaghi è potenzialmente a +7 e Allegri ha più che dimezzato lo svantaggio. Il mercato invernale, dunque, offriva la possibilità di lavorare per il rilancio, ed invece questo è stato il gennaio più anemico dell’era a stelle e strisce: nel 2019, i rossoneri presero Paquetà e Piatek; l’anno dopo, ecco arrivare i fondamentali Ibrahimovic, Kjaer e Saelemaekers; dodici mesi fa il colpo Tomori (oltre alle comparse Mandzukic e Meité). Stavolta niente, con Pioli che continua a valorizzare giocatori che poi quasi sicuramente se ne andranno gratis (Kessie e Romagnoli sono ad un passo dal diventare i nuovi Donnarumma e Calhanoglu). La dirigenza sta facendo un ottimo lavoro, la società è seria e solida, però intanto il Milan sembra finito quasi come in un limbo. Dal quale, il provato popolo rossonero si augura di uscire al più presto.

Twitter: @Juan__DAv

Milan: il rinnovo di Stefano Pioli
Milan: Stefano Pioli, Ivan Gazidis, Paolo Maldini e Frederic Massara (Photo Credit: acmilan.com)

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