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Milan e Pioli 367 giorni dopo, un anno ed un giorno di ricostruzione (l’ennesima)

Il 9 ottobre 2019 iniziò il cammino di Stefano Pioli come allenatore del Milan. Il giorno prima fu esonerato Marco Giampaolo, reduce da una vittoria per 1-2 in casa del Genoa. Dalle prime 7 gare di campionato i rossoneri raccolsero il misero bottino di 9 punti, grazie a 3 vittorie e 4 sconfitte. La società decise di sfiduciare il tecnico ex Sampdoria che, fino a quel momento, non aveva fatto ancora vedere nulla di buono per la causa rossonera. Pioli si presentò alla stampa lo stesso giorno della sua assunzione e, in una delle sue prime dichiarazioni affermò: “Quando un giocatore si sente bene in campo è pronto a dare tutto in campo”. Una massima che è stata rispettata dai suoi giocatori.

Fase 1 della ricostruzione: taglio netto col passato

10 giorni di rodaggio per la squadra di Pioli, prima dell’impegno con il Lecce del 20 ottobre. La partita si svolse a San Siro e finì 2-2, ma si cominciava ad intravedere qualcosa di diverso. Una squadra più concreta, meno attenta a tatticismi, più impostata verso la fase offensiva. Un personaggio uscì da quella gara rinfrancata, dopo delle prime uscite pessime: Hakan Calhanoglu. Pioli iniziò un po’ a far muovere le pedine in campo ed il turco si fece vedere in una posizione “nuova” in alcuni tratti della gara, interscambiandosi con Paquetà: quella dietro la prima punta (Rafael Leao preferito a Piatek inizialmente).

Il risultato era tutt’altro che positivo, ma dei segnali di vitalità cominciavano a vedersi. Dopo i pugliesi 4 partite, contro Roma, Spal, Lazio e Juventus: 3 punti in 4 partite e scontri diretti persi. La situazione in classifica si faceva sempre più complicata, ma paradossalmente il gioco migliorava di settimana in settimana. Quella a Torino con la Juventus fu la migliore partita giocata da inizio anno, con i bianconeri messi alle strette grazie all’intensità ed alle trame di gioco di quello che ormai era diventato a tutti gli effetti un 4-2-3-1. Nel frattempo, al pari di Calhanoglu, crescevano le figure di Bennacer e Theo Hernandez, due degli acquisti estivi dei rossoneri. In aggiunta a loro, sulla destra, in questo frangente, si fece notare per intensità, spirito e tecnica Samu Castillejo, che piano piano rubò il posto al connazionale Suso.

5 partite dividevano il Milan dalla sosta invernale: Napoli, Parma, Bologna, Sassuolo ed Atalanta. Dalle prime 4 i rossoneri raccolsero 8 punti, frutto di due vittorie e due pareggi. La partita contro l’Atalanta sembrava poter essere la prova del 9, l’esame da superare per poter dire di essere guariti. Il risultato fu brutale, una delle disfatte più grandi della storia del club: 5-0 a Bergamo, senza che ci sia stata partita. La pausa natalizia non poteva che iniziare in maniera peggiore, ma una luce illuminava la via buia.

Milan: Stefano Pioli - Milanpress, robe dell'altro diavolo
Milan: Stefano Pioli – Milanpress, robe dell’altro diavolo

Fase 2 della ricostruzione: IZ BACK

La luce era quella portata da Zlatan Ibrahimovic, che dopo la batosta di Bergamo fu contattato nuovamente dalla dirigenza per fare il suo ritorno a Milano. Gennaio segna anche l’addio di Suso e Piatek, rispettivamente al Siviglia e all’Herta Berlino, così come l’arrivo nell’ombra di una pedina fondamentale da questo momento in avanti: Simon Kjaer.

Dall’inizio di gennaio al derby del 9 febbraio ci sono state 5 partite: 3 vittorie e 2 pareggi, effetto Zlatan. Sarebbe meglio dire, effetto Rebic, rinato con l’arrivo del nuovo anno. Il derby sappiamo tutti come sia andato a finire, purtroppo. L’illusione del primo tempo chiuso sullo 2-0 e la cocente delusione del secondo tempo chiuso sul 2-4 per i nerazzurri. Dopo l’Inter tre partite prima della sosta forzata causa pandemia: Torino, Fiorentina e Genoa. Una vittoria, un pareggio ed una sconfitta, così in ordine.

La pandemia di Covid-19 ha poi spazzato via ogni certezza, nel mondo del calcio e non, facendo chiudere il sipario temporaneamente sulla stagione calcistica rossonera.

Milan: Zlatan Ibrahimovic - Milanpress, robe dell'altro diavolo
Milan: Zlatan Ibrahimovic – Milanpress, robe dell’altro diavolo

Fase 3 della ricostruzione: il post lockdown e la consapevolezza acquisita

La squadra di mister Stefano Pioli è stata quella che, insieme all’Atalanta, ha espresso il miglior gioco abbinato a risultati eccellenti. Neanche una sconfitta ed un percorso di imbattibilità in Serie A che continua ancora oggi. Cosa è cambiato? Sicuramente la consapevolezza dei giocatori che devono scendere in campo, ma al contempo anche la condizione fisica, frutto di una preparazione fatta a su misura per il momento. Al discorso della scorsa stagione va accorpato in parte anche quello di quest’inizio di nuova, che non è altro che una continuazione.

Pioli ha dato in primis una nuova identità di gioco alla squadra che si può indicare con il 4-2-3-1. L’arrivo di Ibrahimovic ha fatto altrettanto bene; lo svedese forma con il tecnico emiliano un connubio affamato di vittorie. Tornando alla frase iniziale, riguardo al benessere dei giocatori in campo, gli esempi lampanti sono Calhanoglu, Kessié e Theo Hernandez, così come anche Ante Rebic. Hanno tutti iniziato sottotono la scorsa stagione ma, messi nella posizione a loro più gradita e forse più adatta, stanno dando il loro meglio.

Considerato il normalizzatore, Pioli ha sì normalizzato la squadra inizialmente, per poi dare il via alla maturità calcistica di certi elementi della sua rosa e perché no forse anche alla sua dal punto di vista di guida tecnica.

Milan: Stefano Pioli - Milanpress, robe dell'altro diavolo
Milan: Stefano Pioli – Milanpress, robe dell’altro diavolo

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