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Maldini: “A gennaio è comparso un budget da Elliott: ecco come ho risposto. Mi sento un garante per i tifosi”

Paolo Maldini è intervenuto nel corso del Festival dello Sport organizzato dalla Gazzetta dello Sport a Trento. Lo storico capitano rossonero, oggi direttore dell’area tecnica del Milan: ecco la sua lunga e bellissima intervista.

Molto importante e molto diverso per me da dirigente. Tensione e lavoro completamente diversi. Il primo anno dovevo ancora capire il mio ruolo: credo di aver fatto una discreta esperienza. È stato un sigillo che uno sogna di poter mettere. Derby con doppietta di Giroud? Sapevamo che l’occasione era quella, non ce n’era un’altra. Se arriva un momento in cui puoi vincere, devi sfruttarlo, non sempre ritorna. Puntavamo su quello e i risultati si sono arrivati. Sicurezza per lo scudetto quando ho mandato il messaggio a Gordon Singer a gennaio? C’era un’idea da trasmettere. Mi è successo con l’ultima Champions League vinta: avevamo iniziato male e io ho cercato con Ancelotti una reazione e abbiamo iniziato a buttare fuori quest’idea. Successe anche con Zaccheroni. Il gruppo di 26 giocatori era tutto coinvolto, nessuno si sentiva ai margini: questo è stato grazie anche alla conduzione fantastica di Pioli. Io sono molto realista, ma sono anche un grande sognatore: questo è alla base delle vittorie di tanti sportivi e di tante squadre, l’ho imparato col tempo. Non ero sicuro dello scudetto, ma sapevo che c’era la possibilità: so cosa vale questa squadra“.

Sui suoi 3 anni al Milan da dirigente: “Sono stati 3 anni bellissimi con grandi soddisfazioni per il Club e per i tifosi. 3 momenti? Il primo momento quando ho firmato con il Milan. Poi le difficoltà del nuovo lavoro, anche se Leonardo mi ha aiutato. Infine Reggio Emilia e la festa in Duomo: è stato importante. Ho preso quest’opportunità al momento giusto. Non mi aspettavo di doverla fare. Piano piano ho imparato, all’inizio era tutto nuovo. Leonardo rideva delle mie difficoltà, mi diceva che ero già pronto ma non lo sapevo“.

Un aneddoto importante sullo scorso mercato di gennaio: “A gennaio non avevamo budget. Poi la Juventus e l’Inter hanno preso Vlahovic e Gosens. Ad un tratto è uscito un piccolo budget e io ho detto: ‘Non lo voglio’. Kjaer e Romagnoli erano fuori, Tomori anche, avevamo due centrali di ruolo: Kalulu e Gabbia. Sono stati fondamentali. La cosa bella è che per lo scudetto sono stati protagonisti tutti: da Tatarusanu a Maldini“.

Su De Ketelaere: “Il mercato è dinamico: abbiamo provato prendere Botman prima di Charles e avrebbe esaurito il budget, virando su giocatori in prestito. Se vediamo le nostre idee a maggio, non c’è quasi filo conduttore. L’idea è quella di non prendere giocatori medi: Charles non è uno di questi. È un 2001, ha già fatto vedere cose importanti in Champions League. C’è bisogno di tempo: noi dobbiamo aspettare, magari voi no. Un 2001 non è ancora pronto per farsi carico di un club come il Milan, ma su di lui non abbiamo dubbi per il suo futuro“.

Sulle trattative di mercato: “Parto con il vantaggio dell’essere legato a questo Club che è sempre stato grande. Ha una storia che si presenta da sola. Ibiza con Theo il mio primo acquisto? In realtà è stato Krunic perché eravamo già d’accordo da un anno. Con Theo ho cercato di usare le parole che utilizzi con un figlio: con loro sento il rapporto padre-figlio. La prima cosa che cerco di fare è dare supporto ai ragazzi, ancora prima dei calciatori. Ci sono difficoltà perché devi raccontare un progetto diverso rispetto a quello degli anni vincenti di Berlusconi. Devi raccontarlo come credibile e anche vincente. Mi sento un garante del tifoso rossonero per la bontà del progetto. Io ho le radici al Milan: da quando mio papà è venuto a giocare qui, da quando ho fatto il provino a Linate a 10 anni, da quando i miei figli hanno iniziato qui. A 16 anni mi sono trovato ad essere uomo perché ero in un ambiente di uomini. Io so cos’ho sofferto, mi ricordo le mie insicurezze, i miei sacrifici: avessi avuto qualcuno a supporto sarebbe stato meglio: è quello che cerco di fare con i giocatori. Mosse future? Siamo attenti a quello che pensiamo che serva, ma prima c’è questa stagione. Devi essere aperto a cambiare obiettivi. Con i difensori spesso parlo di cose di campo, su cosa dovrebbero fare. Poi le discussioni sono varie: tecniche, di vita, di comportamento. C’è un colloquio quasi giornaliero. Parlo quasi più singolarmente che al gruppo. Per me questa squadra è più forte di quella dell’anno scorso, non credo manderò messaggi a Cardinale. Siamo campioni in carica: vogliamo vincere“.

Su Giroud: “È un campione che ha vinto il Mondiale e gioca in Nazionale alla sua età. È un professionista esemplare, è umile, lavora dura ed è uomo squadre: questo è lui. Nei momenti difficili chi viene fuori? Il campione: ci aspettavamo questo da lui“.

Su Massara: “La coppia nasce da un trio: quando Leonardo lascia, mi trovo da solo e per rimanere chiedo di poter costituire il gruppo dirigenziale del Milan. Chiamo Boban, mio grande amico e grande conoscitore di calcio. Cercando poi un direttore sportivo, ho ricevuto tantissime telefonate positive su Ricky. Non l’avevo mai conosciuto in questo ruolo: ho fatto il colloquio e mi è piaciuto tanto. Ha la mia età, ha un percorso diverso e anche una visione diversa: credo sia fondamentale. È un grandissimo conoscitore di calcio e un grandissimo lavoratore: non potevamo che andare d’accordo. Siamo una coppia di fatto oramai (ride, ndr). Un giocatore su cui non eravamo in simbiosi? Massara ha insistito molto su Kjaer e io non lo conoscevo come lui: ha spinto tanto“.

Su Cardinale e la nuova proprietà RedBird: “Nel dubbio gli ho raccontato la mia storia. È come se andassi a pranzo con una leggenda del baseball: farei fatica a conoscere la sua vita. Gerry è una persona che ha energia, vuole fare, ascolta e questo mi piace molto. L’idea che viene trasmessa è continuità rispetto a Elliott. Sono molto contenti e hanno preso questo Club che ora dovrebbe riuscire a risalire verso obiettivi sempre più grandi. Promessa? Non andare mai oltre limiti economici, questo non succederà. Se il Milan avrà ricavi, avremo più possibilità di investire, ma il Milan vincente li avrà. Tutto questo passa dalla sistemazione del calcio italiano in generale. Il limite sicuro dei prossimi anni sarà ricavi/investimenti: non andremo oltre. La voglia delle grandi notti di Champions League c’è: io voglio una squadra ambiziosa, la storia parla per noi. Poi c’è una realtà che parla per numeri: in base al fatturato tu vai avanti. In Serie A abbiamo diritti tv troppo bassi“.

Su Pioli: “Lo conoscevo perché avevo giocato insieme a lui in U21 tanti anni fa. Non conoscevo la carica sul campo che è veramente contagiosa, incredibile. Riesce a trasmettere ogni giorno qualcosa di eccezionale. Condivide i nostri progetti, le nostre strategie sul mercato, non prende mai alibi. Sono cose che lui ha accettato, ma lui è così. È un leader nato: siamo cresciuto anche noi con lui. È un rapporto diretto il nostro: è un sanguigno. Non ci soffermiamo molto sui nomi, ma sui profili con Pioli. Poi condividiamo i nomi e lui li fa vedere ai collaboratori. Le sue frasi per il gruppo? Statistiche, frasi di ex compagni, ex allenatori, motivazionali. Sono cose che decide lui per stimolare“.

Su Ibrahimovic: “Sa che il recupero è difficile. Quando siamo andati da lui per la proposta di rinnovo, gli abbiamo detto: ‘Devi considerarti calciatore a tutti gli effetti: l’obiettivo è gennaio’. Lo Zlatan dell’anno scorso era determinante. Ha un po’ l’ansia di dover smettere, ma col tempo arriverà il momento. Il suo futuro? Lui farà Zlatan, quello è il suo ruolo (ride, ndr)”.

Sull’Inter: “Rappresenta una grande rivalità, ma anche grande rispetto, Milano è questa. Vivo tutto in maniera serena, mi piace questa cosa. Milano che si gioca la semifinale di Champions League porta benefici a tutti. È la partita più sentita, ma è giusto così. La convivenza con l’Inter a San Siro è andata bene in questi anni, non è assolutamente un problema, ma non so quale siano le decisioni future. La domanda è una: vogliamo vivere di ricordi o vogliamo crearne altri per le nuove generazioni?“.

Su Galliani: “È veramente milanista. Quando successe il problema contro lo Spezia, dopo 15 giorni è andato ad arbitrare il Monza in Serie B: è entrato nello spogliatoio dell’arbitro e gli ha detto: ‘Come si permette di annullare quel gol al Milan?’. Abbiamo avuto qualche incomprensione negli anni, ma ora abbiamo un bellissimo rapporto. Non fa mai dimenticare quello che ha fatto per il Milan, è un grandissimo dirigente. Lunga vita a lui“.

Su Berlusconi: “Mi ha chiamato recentemente per consigliarmi un acquisto, ma non posso dire chi sia. Chiama spesso Pioli (ride, ndr). Poi consiglia di non giocare troppo con il portiere: quando vede Maignan lanciare 80 metri dice: ‘Hai visto?’“.

Sulla famiglia: “Lo scudetto di Daniel? Dal punto di vista emotivo devi trattenerti, cercare di essere consono al tuo ruolo, ma non fingere. È lì perché se lo merita, il suo cognome gli ha portato solo fastidi. Se vorranno la 3 un giorno sarà loro: sono maturi. Nonno Cesare sarebbe stato contento per Daniel e per me da dirigente, sarebbe stata una gioia immensa. Sicuramente lo hanno visto. Papà manca perché era papà. Manca a chiunque ha perso i genitori, manca anche mamma. Negli ultimi anni si è goduto il figlio e i nipoti, poi nel momento dell’evento a noi manca far vedere a lui quello che siamo riusciti a raggiungere“.

Su Maignan: “Rispetto a tanti altri portieri, sottolineo la sua capacità di calciare con destro e sinistro. È il migliore dei nostri difensore per come riesce a manovrare da dietro. Ha voglia di lavorare, è ambizioso: è stato un grande acquisto“.

Sulla stagione: “Dal campionato non so cosa aspettarmi, è strano e nessuno ha ben chiaro ciò che succederà. Vogliamo spezzare le due stagioni e dare delle vacanze a chi non andrà al Mondiale. Se saremo agli ottavi di Champions League cambierà molto“.

Sulle difficoltà di Inter e Juventus: “Succede, ma grazie a Dio a noi è andata alla grande. L’Inter ha fatto una grande stagione l’anno scorso. Capisco anche i momenti di difficoltà economica. Noi abbiamo intrapreso una strada diversa, grazie a Dio“.

Un retroscena di mercato: “Un no secco ad una big straniera? Sì, più di uno. Anche un ‘non vi presentate neanche’. Per Theo? L’avete detto voi, ma anche per altri. Noi abbiamo i conti apposto, non abbiamo necessità di cedere, ma giocatori incedibili non ci sono“.

Un retroscena su Elliott: “Paul Singer ci ha detto una cosa, è venuto solo due partite da quando ha il Milan. In spogliatoio ci ha detto e sono rimasto impressionato: ‘Voi avete una grande fortuna: col vostro lavoro potete dare grande felicità’“.

E in chiusura un pensiero a Roger Federer: “Domanda che mi fa star male. Sono innamorato di quello che ha portato al mondo dello sport. Pochi atleti mi hanno ispirato come lui. Lo vidi a Shanghai per la prima volta dal vivo e gli dissi: ‘Per il tuo rovescio darei due Champions League“.

Milan: Paolo Maldini (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Paolo Maldini (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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