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Il triste e doloroso lungo addio di Stefano Pioli al Milan. Un rollercoaster di emozioni alla sua ultima discesa

Milleseicentottanta giorni dopo. Dal 20 ottobre 2019 al 26 maggio 2024 (data ancora da ufficializzare): il ciclo di Stefano Pioli al Milan si chiuderà così, da Lecce a Salernitana, sempre a San Siro. Il destino oramai è segnato dopo l’eliminazione dall’Europa League ai quarti di finale che segue in serie quella dalla Champions League ai gironi, quella dalla Coppa Italia ai quarti di finale, l’addio alle speranze scudetto a dicembre e i 6 derby persi consecutivamente. I risultati e l’umore generale non lascia spazio ad altre possibili strade: sarà addio.

Ed ecco che si apre il dibattito tra chi lo aveva chiesto da tempo e chi invece credeva ancora, fino a ieri, che potesse essere una buona soluzione continuare con lui. C’è chi come il collega ed amico Giovanni D’Avino si era espresso a favore dell’addio lo scorso 29 gennaio, a margine dell’umiliante sconfitta per 2-5 contro il Sassuolo. C’è chi invece, come il sottoscritto, tentennava, sebbene i segnali fossero lampanti. La partita più indicativa fu il derby del 5 febbraio, ancora oggi a mio avviso il peggior derby degli ultimi anni: una rinuncia totale al gioco per timore. Ma nonostante ciò, una reazione per chiudere dignitosamente la stagione c’era stata.

E allora l’estate, la rivoluzione di Cardinale: via i dirigenti e cambio di buona parte della rosa (circa 20 giocatori tra entrate e uscite). Si è deciso di ripartire da lui, dando una chance di plasmare un nuovo Milan proprio come aveva fatto nel post-lockdown 2020. Poi, però, gli stessi problemi, gli stessi errori: squadra lunga, sfilacciata, piena di infortuni. Si pensava che, dopo l’inizio positivo di 2024, la squadra si fosse rialzata di nuovo insieme al suo allenatore, ma a Roma è arrivato il KO tecnico.

E quando un popolo oramai è giunto al limite della sopportazione, quando la stessa squadra non risponde più agli input nelle partite più importanti, allora sì, la fine è arrivata. Il lungo e triste viale del tramonto dell’avventura rossonera di Stefano Pioli si concluderà in quel San Siro che tanto lo ha osannato a suon di “Pioli is on fire“. La certificazione che il lavoro fatto al Milan non è tutto da buttare, anzi. È cresciuto insieme alla squadra, insieme ai suoi ragazzi, ha conquistato traguardi che il club non raggiungeva da anni, decenni. Ha ridato entusiasmo ad un ambiente che aveva bisogno di una scossa dopo anni difficili, sia dal punto di vista societario che di campo. L’apice dello scudetto, ma senza dimenticare il ritorno in Champions League e la semifinale della scorsa stagione.

Non è stato un matrimonio rose e fiori, sin dall’inizio. Ed era forse scritto che sarebbe dovuto terminare in questo modo, proprio com’era iniziato. Non ha fatto tutto bene, soprattutto nell’ultima stagione e mezzo tra infortuni, esperimenti tattici talvolta troppo avanguardisti, fase difensiva ballerina e derby persi male consecutivamente. Gli va però riconosciuto il giusto merito, in collaborazione con società e squadra, di aver riconsegnato al panorama italiano ed europeo un Milan serio e rispettato. Il rollercoaster è arrivato alla sua ultima discesa: Juventus, Genoa, Cagliari, Torino e Salernitana, poi sarà addio. Un addio giusto perché non ci sono più le condizioni per continuare, ma doloroso per chi ha fatto più che dignitosamente la sua parte al servizio del Diavolo.

Milan: Stefano Pioli Europa League (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Stefano Pioli Europa League (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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