Nella calda, almeno nell’atmosfera, serata di San Siro un uomo vestito di giallo si è preso la scena. No, non è il direttore di gara Daniele Doveri, bensì il numero 1 del Milan Ciprian Tatarusanu. Il portiere rumeno ha neutralizzato il rigore calciato da Lautaro Martinez al 27′, lasciando il risultato sull’1-1.
Un protagonista probabilmente inaspettato, vista la qualità e l’importanza dei giocatori scesi in campo, ma che non è nuovo a queste prodezze. Non più di 4 giorni prima, sempre al Meazza, aveva negato la vittoria al Porto con almeno due interventi clamorosi, soprattutto quello sul colpo di testa di Grujic. Un uomo che lavora nel silenzio e che si è preso anche qualche rivincita.
Tatarusanu, comprimario di alto livello
L’ex estremo difensore della Fiorentina è stato chiamato a sostituire Mike Maignan per due mesi a causa dell’intervento chirurgico al polso sinistro del portiere francese. La concorrenza con Antonio Mirante non è ancora entrata nel vivo poiché l’ex Roma ha dovuto svolgere una piccola preparazione per essere a tutti gli effetti disponibile, ma se le prestazioni continueranno ad essere queste, sarà molto difficile trovare spazio per il nativo di Castellammare di Stabia.
Lo studio settimanale sull’attaccante argentino ha portato i suoi frutti e ha provocato l’urlo strozzato in gola dei tifosi nerazzurri. Tatarusanu non iniziò benissimo la sua avventura rossonera in quel Milan-Roma 3-3, ma da quel momento si è riscattato più e più volte, guadagnandosi la fiducia dei tifosi, del club, dei compagni e dell’allenatore. Gli ultimi tre, in realtà, non hanno mai mancato di sottolineare ciò e per loro l’intervento contro l’Inter non è altro che una conseguenza naturale del lavoro e della dedizione quotidiana che il numero 1 mette in ogni sessione di allenamento.
Difficile che qualcuno parli male di lui, nemmeno quel Kjaer diventato virale nella sfida contro il Torino per l’atteggiamento colorito nei suoi confronti, dettato chiaramente dall’adrenalina del campo. Il Milan è in buone mani e non può che essere orgoglioso del proprio secondo portiere, anche se la definizione più corretta sarebbe quella di comprimario: un comprimario di alto livello.