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Verso il derby di ritorno: Milan, ecco perché crederci è più di un atto di fede

Inutile girarci attorno, la situazione non è delle più rosee per il Milan, dopo la partita d’andata della semifinale di Champions League. L’abbrivio psicologico, la forma fisica e soprattutto il risultato, seppur parziale, sono nettamente a favore dell’Inter, che probabilmente sta attraversando il momento migliore di tutta la stagione. Il Milan dal canto suo, ha approcciato la partita, o sarebbe meglio dire che non l’ha affatto approcciata, come spesso gli è successo nella seconda parte di stagione, dopo il mondiale.

Cosa che peraltro, pochi oggi lo ricordano, era accaduta anche nella partita di andata contro il Napoli, con la sola differenza che i partenopei non furono abili nell’approfittarne. Questi avvii di gara ad handicap hanno compromesso il risultato di moltissime partite in campionato e rischia di fermare la corsa dei rossoneri in Champions. Eppure ci sono delle ragioni per credere in quella che non sarebbe affatto un miracolo, ma una grandissima impresa sportiva.

Non solo è una questione di fede. Si tratta di fare una analisi completa e reale di ciò che potrebbe accadere martedì. E nel ventaglio delle possibilità non si può ignorare il fatto che anche se può apparire una ipotesi lontana, ribaltare il risultato a proprio favore, per la squadra di Pioli, non è una utopia.

Iniziando dallo sfatare un luogo comune. Spesso gli allenatori, soprattutto quelli che hanno vinto la partita di andata, chiamano secondo tempo la partita di ritorno. Cosa che tra l’altro ha fatto anche Inzaghi. Ma non è propriamente così. La partita di ritorno è tutta un’altra partita, che si assoggetta a quantità di altre variabili che potrebbero indirizzare diversamente il match rispetto al match precedente.

I tifosi rossoneri di lungo corso ricorderanno Deportivo La Coruna – Milan, quarti di finale della Champions League del 2004. Ebbene, quella è la partita manifesto di come le cose possano cambiare nell’arco di qualche settimana. I rossoneri vinsero 4-1 all’andata e persero 4-0 al ritorno. Ora, senza ambire o alludere in alcun modo a un risultato simile, basta coglierne l’essenza per trovare le ragioni per continuare a credere nella qualificazione.

Bisognerà fare come gli spagnoli fecero allora: saper imparare dagli errori fatti, saper individuare i punti deboli degli avversari che, anche se al momento paiono ben nascosti in realtà ci sono, e avere motivazioni tali da superare i propri limiti, caratteriali e/o tecnici.

È parso evidente come sia bastato un secondo tempo appena migliore del primo, per rimarcare come la difesa dei nerazzurri non sia impenetrabile. Non ci si potrà concedere il lusso pacchiano dello spreco come spesso sta accadendo di recente, davanti alla porta. Occorrerà essere cinici, concreti, affamati come leoni davanti alla preda quando si entrerà in area. Deve essere un dogma.

Inoltre, parlando di uomini non è difficile immaginare che, seppur non al meglio, quasi certamente rientrerà Leao. Pioli si giocherà il tutto per tutto col portoghese quale pedina del proprio scacchiere. È difficile dire ora se dall’inizio o a partita in corso, ma nutrire dubbi in proposito sembra un esercizio superfluo: se solo starà in piedi Leao giocherà. Certamente non sarà la continuità ciò che si chiederà alla sua partita, piuttosto la giocata risolutiva.

Per questo non sarà così importante il suo stato di forma, che sarà precario, bensì poter contare sulla sua presenza. In difesa, dove non sarà assolutamente possibile concedersi ulteriori distrazioni, potrebbe trovare posto Thiaw e anche se appare meno probabile, si potrebbe anche ipotizzare la presenza di Kalulu al suo fianco.

Infine, se Krunic e Messias non dovessero recuperare, i candidati più probabili a sostituirli sarebbero Saelemaekers e Pobega. In alternativa c’è un piccolissimo spiraglio per Origi schierato a destra e Diaz riportato dietro la punta, che sarà ovviamente Olivier Giroud.

Come sempre nel calcio, conteranno gli episodi. Basta un rigore, una espulsione, una autorete, un infortunio e un attimo le condizioni di partenza cambiano. Quelle che erano certezze diventano paure e l’impossibile diventa possibile. La missione numero uno è portare la partita ai supplementari, per fare ciò occorre segnare due gol e due gol in novanta minuti si possono realizzare.

Inutile dire quanto sarà importante, a livello psicologico sbloccarla nel primo quarto d’ora ma, così non fosse, sarà altrettanto importante non scoraggiarsi. Il calcio è un po’ come il cinema, una fabbrica dei sogni. Ma prima del lieto fine c’è sempre una trama drammatica. Crediamoci.

Milan: Rafael Leao, Fikayo Tomori (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Rafael Leao, Fikayo Tomori (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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