Milan-Fiorentina ci ha insegnato che i rossoneri sanno anche cambiare e vincere. E questo è sintomo di grande squadra, perché riuscire a ribaltare le partite ribaltando a tua volta la formazione, significa che la rosa è a livelli altissimi. Quando puoi permetterti di inserire, dalla panchina, Rebic e Ibrahimovic, significa tanto. Certo, Pioli ha il suo perché, in quanto ha saputo quando e come inserirli in squadra e ha osato le due ali ultra offensive (Leao e Rebic appunto) in un momento in cui la gara era ancora 0-0. Ha rischiato e ha vinto.
Milan-Fiorentina: cambi, rischi, vinci
Onore a Stefano Pioli, dunque. Che vede lì in fondo il suo obiettivo, lo Scudetto. Lui che lo Scudetto lo vinse nel 1986 da giocatore, con la maglia della Juventus: era la Juve di Platini, Laudrup, Serena. Poco spazio per il giovane proveniente da Parma, alla fine sono solo 14 presenze. Qui, invece, sarà il suo primo Scudetto da protagonista, perché questo Milan è soprattutto lui.
La grinta di Krunic e Rebic, l’intelligenza di Ibrahimovic
Perché il lavoro di Pioli va ben oltre il campo, la tattica. Va verso la testa, perché il suo è stato un lavoro soprattutto mentale: dopo la vittoria di Roma con la Lazio, Stefano Pioli ha dato al sterzata nel match contro la Fiorentina inserendo Krunic e Rebic prima e Ibrahimovic poi. Vittoria: a Roma era stata in rimontata, a simboleggiare ancora una volta che il tecnico studia la gara e decide. A volte va bene, a volte va male. Ora gira e, per fortuna, siamo a fine stagione. Come andrà lo sapremo tra pochi giorni, per ora Pioli ha il merito di essersi scrollato di dosso tanti dubbi (ricordate Rangnick? Ecco, esatto…) e poche certezze (non era lui il tecnico del secondo anno fallimentare?).