Un Milan da scudetto, che ormai, non esiste più. È questo ciò che pensano la maggior parte dei sostenitori rossoneri, dopo i risultati altalenanti dell’ultimo mese, nel quale si è passati dal primo posto in classifica, al terzo, con 8 punti di distacco dall’Inter capolista. Una squadra che non ha continuità nel gioco, nei risultati, e soprattutto nelle prestazioni.
Si passa, infatti, da primi tempi di alto livello tecnico, come a Napoli o Lecce, a seconde frazioni di gioco disastrose, sempre nella stessa partita. Una situazione cammina in maniera parallela a quella degli infortuni, in cui, davvero, non si vede la luce. Senza dimenticare la situazione dell’allenatore, che sembra aver perso la leadership all’interno dello spogliatoio, che commette sempre gli stessi errori di valutazione.
Dalla stagione 21/22, fino al gennaio del 2023, si poteva parlare di Milan da scudetto: reparti corti, difesa in forma smagliante, e cinismo sotto porta. Il Milan di Pioli 3.0 è una brutta copia di ciò che conoscevamo, che vive di ricordi. Il tasto “on” viene azionato sempre dai soliti, e non si lavora da squadra, ma di giocate personali dei vari Leao, Giroud e Pulisic. La squadra ha perso la propria identità, voglia di soffrire, di portare a casa il risultato, ed una motivazione valida potrebbe essere, appunto, il carisma difensivo e il carattere. L’impressione è che conti di più la fase offensiva, che l’attenzione sia tutta per la costruzione di gioco (che peraltro spesso è insufficiente, se le pedine non sono guidate in maniera ordinata), rispetto all’obiettivo di non subire gol. Il Milan scudettato, fece un filotto di vittorie barricando la difesa, e ripartendo in contropiede, utilizzando le proprie armi. Difficilmente si vedeva la difesa altissima senza coperture difensive preventive, mentre ciò che stiamo vedendo ora è il risultato di mesi di confusione totale da parte di tutti, giocatori compresi.
Il gol del pareggio di Lecce, il caro vecchio Milan “sul pezzo” non lo avrebbe mai preso. Theo Hernandez non puo’ rimanere a terra per un contatto di gioco, lasciando la difensa in inferiorità numerica. Questo ci dice molto sul rapporto allenatore-giocatori, perché ci lascia intendere che i calciatori non diano l’anima né per la maglia, né per il mister, che dovrebbe essere il loro spirito guida.
E allora serve che tutti provino a dare il massimo, per cercare una rimonta che, al momento pare molto complessa, ma calendario alla mano può tornare possibile. L’obiettivo a breve termine, deve essere quello di tornare a divertire e a divertirsi, perché senza la gioia di giocare da squadra, è difficile ottenere risultati.