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Milan, parlare di calciomercato già a novembre è deprimente

A Milano e in casa Milan, come in molte altre città, il calciomercato di novembre si presenta con una veste inusuale e, per molti aspetti, deprimente. La società rossonera, nota per il suo dinamismo e la sua vivacità nell’ultima sessione di calciomercato estiva, sembra cedere il passo a una certa malinconia in questo periodo dell’anno. La frenesia commerciale, che caratterizza gran parte dell’anno, lascia spazio a un ritmo più lento e riflessivo, forse un segno dei tempi che cambiano o semplicemente della stagionalità economica. 

Il contrastante clima di Novembre

Novembre porta con sé una contraddizione evidente: da un lato, le strade e i negozi di Milano si animano in vista delle festività natalizie, dall’altro, c’è un senso di stanchezza e saturazione. Che si riflette nel periodo attuale del Milan, che tentenna in campionato, va bene in Champions League e già strizza l’occhio al mercato di gennaio. E siamo solo a Novembre: le vetrine si adornano di luci e decorazioni festose, ma gli sguardi dei passanti sembrano cercare qualcosa di più profondo, un significato che trascenda il puro consumismo. Questa atmosfera crea un contrasto stridente con l’immagine tipicamente vivace e all’avanguardia della città così come della società, una delle più titolate e famose del mondo, che dopo un’iniezione di giocatori importante in estate cerca, di già, nuovo rinforzi. Qualcosa non torna. 

Parlare di calciomercato a Novembre, un riflesso della condizione umana

Il mercato di novembre a Milano potrebbe essere visto come un microcosmo della condizione umana. Ok, forse stiamo esagerando, forse è solo un volo pindarico senza arte ne parte, ma il cambiamento di stagione, con i suoi giorni più corti e il clima più freddo, invita alla riflessione e, forse, ad una certa malinconia. Questo periodo dell’anno ci ricorda che la vita non è sempre in movimento, che ci sono momenti per rallentare e ponderare. La frenesia delle attività commerciali della città e del calendario ultra fitto del Milan (per fortuna che c’è la pausa per le nazionali che ci concede un attimo di riflessione…) si scontra con questo bisogno umano di introspezione, creando una dissonanza emotiva.

L’Impatto sul futuro del Milan

Le implicazioni di questo fenomeno sono molteplici. Per molti novembre può rappresentare una sfida: come bilanciare l’esigenza di stimolare i risultati con la squadra al momento a disposizione, se già si parla di questo o quel nuovo arrivo, di possibili cessioni e partenze? Per i giocatori, è un momento per riconsiderare il proprio rapporto con il club, soprattutto per quelli che giocano poco. Per altri, una voglia di sfide sempre crescenti, di nuove prospettive. E poco importa se ti chiami David (ma è davvero così forte questo giovanotto canadese?), Lloyd Kelly (se il Bournemouth è disposto a perderlo a costo zero a giugno un motivo ci sarà…), Alessandro Marcandalli (chi?), Jakub Kiwior (all’Arsenal solo da gennaio 2023), Benoit Badiashile e così via. Il mercato di novembre del Milan (che poi, diciamolo, non esiste…) ci invita a riflettere su come vogliamo vivere questa passione che è il calcio e su cosa valorizzare la nostra società. È l’occasione per ripensare le nostre abitudini di tifo e per cercare un equilibrio. Anche a livello azienda Milan, lì dove ci hanno già dimostrato di averlo raggiunto con un bilancio in attivo.

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