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Riserva, titolare e ora possibile comprimario: la parabola di Brahim Diaz tra passato, presente e futuro

Settembre 2020: Brahim Diaz sbarca a Milano. Una trattativa a sorpresa con il Real Madrid porta il talento malagueno alla corte di Pioli, in prestito secco dopo discussioni che non hanno portato all’accordo sulla cifra del diritto di riscatto. Non sono alte le aspettative su di lui, ha quell’appeal di giovane talento, mai maturato fino in fondo e non ancora pronto per determinati palcoscenici. Un po’ come il Milan in quel momento storico: giovane, di talento, ma ancora lontano dai palcoscenici più importanti.

La prima stagione la gioca con il titolo (teorico) di riserva: 39 presenze, 7 gol e 4 assist. Dopo un inizio molto buono, s’intravede un calo nella parte centrale. Poi il tecnico emiliano lo tira fuori dal cilindro nella partita probabilmente più importante, contro la Juventus alla quartultima giornata: sarà la mossa che permetterà alla squadra di sparigliare le carte e tornare in Champions League dopo 7 anni.

Luglio 2021: Brahim Diaz torna a Milano. I dirigenti rossoneri questa volta riescono a strappare un accordo con vista futuro con il Real Madrid: prestito biennale oneroso a 3 milioni di euro (1,5 a stagione) con diritto di riscatto fissato a 22 milioni e controriscatto a favore dei Blancos a 27 milioni. Molto importante il periodo intermedio tra l’una e l’altra esperienza rossonera: arriva il debutto in Nazionale maggiore per circostanze particolari (squadra entrata in protocollo Covid e U21 in campo in amichevole) e anche il primo gol. Poi, sempre prima del suo nuovo trasferimento, la conoscenza con Carlo Ancelotti: alcune chiacchierate sul club di via Aldo Rossi e la sua benedizione. L’accoglienza della squadra al suo arrivo a Milanello il 17 luglio è calda: osserva la prima amichevole contro la Pro Sesto e inizia ad immaginarsi sul campo con quel numero storico.

La seconda stagione doveva essere quella della sua consacrazione, in virtù del fatto che il Milan aveva deciso di puntare su di lui come trequartista titolare con la maglia numero 10 per il dopo Calhanoglu. Le premesse sono buone e l’inizio di annata è più che promettente, tant’è che si inizia a parlare di riscatto anticipato: 4 gol e 2 assist nelle prime 9 partite prima della pausa per le nazionali di inizio ottobre. Poi il trauma Covid vero e proprio: 4 gare saltate, più una al rientro dopo la negatività. Una negatività che poi, però, si riflette anche sul campo. Dopo le prime uscite la giustificazione, com’è sacrosanto che fosse, è: il ritorno sul terreno di gioco dopo un periodo come quello vissuto è complicato. Pioli ci punta, anche perché le alternative in quella zona non lo entusiasmano e non sono così fantasiose, sulla carta. Arrivano due assist ad inizio dicembre, le ultime partecipazioni a reti in stagione, ma non lascia ancora sensazioni positive. Contro la Juventus si inizia a vedere un minimo ciò che si era visto da agosto a fine settembre e il derby da subentrato contro l’Inter scalda di nuovi i cuori dei tifosi. Un cuore scaldato per poco, perché torna a brillare poco e chiude l’anno agli antipodi rispetto a come lo aveva aperto.

Luglio 2022: inizia il futuro di Brahim Diaz, che sia a tinte rossonere o con la camiseta blanca. La sensazione è che rimarrà ancora fino alla prossima estate e che i prossimi mesi saranno decisivi per quello che sarà il folletto di Malaga. Il riscatto, in questo momento, sembra un’utopia, ma abbiamo visto come le cose possano cambiare da un momento all’altro. Una preparazione senza intoppi, il ruolo da comprimario, chissà se con De Ketelaere, potrebbe aiutarlo a crescere e togliersi delle pressioni. Se non è l’annata della verità, poco ci manca. “Maglia numero 10? Aumenta le responsabilità e porta grandi pressioni, ma io ho la personalità per indossarla. Ho voglia di fare grandi cosa con questa maglia e con questa squadra“. Una stagione per tornare a dimostrarlo.

Brahim Diaz Scudetto
Brahim Diaz Scudetto

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